Ragusa, la capitale dell’arte barocca
Abitanti circa 73.000, altezza sul livello del mare mt. 502, CAP 97100, pref. telefonico 0932, capoluogo di provincia a 185 Km da Palermo e 156 km da Taormina.
Centro industriale (asfalto e petrolio).
Da vedere nei dintorni: Camarina (a 40 km), centro archeologico
Cave d’Ispica, (a 22 km), insediamenti preistorici e un grande parco immerso nel verde.
Modica, con la Chiesa del Carmine, in cui si trova un ‘Annunciazione in marmo di Antonello Gagini; la Chiesa di S.Maria di Betlhem con i suoi vari stili architettonici. Scicli, altra città barocca.
Info – Originariamente denominata Hybla, fu castello dei Bizantini, espugnato dagli Arabi nell’848. Dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693, fu ricostruita a monte, sotto l’impronta dello stile barocco che caratterizza tutta la Val di Noto.
Oggi si distinguono due nuclei: Ragusa Ibla, medievale e barocca, e Ragusa con pianta a scacchiera settecentesca.
Molti gli edifici ecclesiastici da visitare, la maggior parte in stile barocco: la Basilica di S. Giorgio, S. Maria delle Scale cui si accede dopo la scalata di 242 gradini, S. Antonio, S. Giuseppe, la Cattedrale, S. Maria dell’Idria.
Il barocco ragusano è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Da visitare il Museo Archeologico Ibleo.
Storia – Ragusa è diventata capoluogo di provincia solo nel 1927 ma ha una storia antica. Numerosi ritrovamenti archeologici denotano come la collina di Ibla e lo stesso immediato circondario abbiano avuto da sempre una vocazione all’insediamento sia per la natura difendibile del territorio, percorso da profonde cave, che per la copiosità delle acque sorgive.
L’immagine urbana che maggiormente fissa la storia del centro prima del terribile sisma del 1693 è quella della forma piscis; la cittadina nel XVII secolo veniva cioè associata alla figura di un pesce, circondato dalle acque, e questo singolare aspetto è ancora perfettamente rilevabile da chi osserva il centro storico di Ibla dall’alto o si avvicina ad esso dai tornanti dell’altopiano.
Nonostante le traumatiche vicende della storia, Ragusa conserva ancora preziosi frammenti di architettura tardogotica e rinascimentale, come il portale dell’antico duomo di San Giorgio o le cappelle della Chiesa di Santa Maria delle Scale.
Certamente l’aspetto architettonico più rilevante, anche nella stessa Ibla, è determinato dalla ricostruzione settecentesca.
Il duomo di San Giorgio (dal 1738), con il suo prospetto a campanile, è uno dei maggiori capolavori dell’architetto Rosario Gagliardi, ma l’antico quartiere offre innumerevoli scorci architettonici e monumenti di alto valore.
Le chiese dell’Idria, del Purgatorio, di San Giuseppe o di San Tommaso, i palazzi nobiliari dei Battaglia, dei Cosentini o quello singolare della Cancelleria testimoniano la qualità costruttiva e decorativa delle maestranze locali.
Il quartiere antico e la città nuova sono collegati da una strada interna, realizzata nei primi decenni di questo secolo, e da un affascinante sistema di stradine e scalinate che consiglio di percorrere.
Di rilevante valore artistico è il patrimonio degli Organi storici delle Chiese Iblee, valorizzati dal famoso Festival Organistico Internazionale.
La Ragusa nuova, nata dopo il terremoto, si attestò sul pendio del monte Patro, con un tracciato regolare a scacchiera che è stato continuato con leggere varianti sino ai primi anni del Novecento. A partire dall’imponente cattedrale di San Giovanni (inizi sec. XVIII) e dalla sua inconsueta piazza centrale che si svolge su due livelli, è possibile andare alla scoperta dei numerosi palazzi e chiese costruiti nel corso del XVIII e XIX secolo.
Tra le realizzazioni più preziose si segnalano i palazzi Bertini-Floridia, Zacco, Lupis, Schininà (oggi sede del Vescovado), la chiesa e il monastero dell’Addolorata (ultimi anni sec. XVIII). Il grande ponte detto dei Cappuccini è un’opera dei primi decenni dell’Ottocento destinata a collegare la città ai nuovi quartieri meridionali.
Dagli anni venti di questo secolo, il centro venne interessato da ulteriori interventi che contribuirono a stimolare l’espansione verso sud. Architetti di prestigio vennero coinvolti nella progettazione di opere che dovevano arricchire la città, chiamata al nuovo ruolo di capoluogo di provincia.
La piazza Impero (oggi Libertà) con opere di Ernesto Bruno La Padula e di Francesco Fichera costituisce, oltre che un pregevole esempio di architettura del Novecento, un convincente snodo urbano e monumentale da cui può cominciare la visita di Ragusa.
Cultura e storia
Ragusa “iusu” e Ragusa “supra” sono due denominazioni che corrispondono alla distinzione tra il vecchio abitato di Ragusa Ibla e la sua parte moderna.
Ibla è rimasta un borgo medievale, fatto di stradine piccole e contorte; Ragusa ha vie diritte e ben congegnate, consegnategli dal benessere derivato anche dall’industria petrolifera e da quella della produzione dell’asfalto. Iblei e ragusani rimangono però uniti nella scelta della loro marina, che hanno continuato a chiamare “Marina di Ragusa” nonostante disti ben 24 km dal capoluogo.
“Iusu” troverete la Basilica di San Giorgio, in piazza Duomo (XVIII secolo), opera del Gagliardi e la Chiesa di San Giuseppe, a Porta Pola.
Se vi siete stancati di tanto barocco, potete puntare sul gotico, osservando la Chiesa di Sant’Antonio, in via Orfanotrofio, di origine medievale, e il portale di San Giorgio Vecchio, presso il giardino ibleo.
“Supra” potete ammirare Santa Maria delle Scale, in via XXIV Maggio, antologia di stili sull’originaria struttura quattrocentesca.
Nei pressi di piazza della Repubblica, noterete subito i palazzi Cosentini e Bertini, risalenti al Settecento.
Sports & Natura
Un fantastico viaggio nel passato, insinuandosi in robuste rocce, alla ricerca del significato di quel mondo antico che ancora è capace di insegnarci qualcosa, qualche aspetto della nostra natura ferina andata persa nel corso di questi ultimi secoli di modernità.
Ispica oggi offre questo tipo di paesaggio, brullo, antico, come piace a noi.
Nella parte settentrionale della valle che dà il nome al parco archeologico, si trova la cava d’Ispica: è un particolare confluire di acque e di rocce tra i territori dei comuni di Modica, Ispica e Rosolini.
Certamente non sarete i primi arrivati in questa parte del mondo che sembra essere stata abbandonata da tutti: prima di voi, circa 250 anni fa, viaggiatori stranieri come J. Houel, G. Parthey, J. R. De Saint-Non hanno visitato la valle.
Il paesaggio presenta testimonianze dell’Antica età del Bronzo, fino al periodo medievale. In particolare, il sito Spaccaforno ha continuato ad essere abitato fino al sisma del 1693.
All’età del bronzo risale la facies castellucciana (compresa tra il 2200 e il 1450 a.C.) caratterizzata dalle necropoli tipo “grotticelle a forno”, ancora oggi visibili.
A nord della cava si osserva la necropoli di Baravitalla, con una monumentale tomba decorata in ottimo stato di conservazione.
Fra il IV e il V sec. d.C. è databile la catacomba della Larderia, tre corridoi con quattrocento fosse per la sepoltura a inumazione.
Cavalcando velocemente la cronologia del luogo, possiamo individuare la Chiesa di San Pancrazio, del VI secolo, a tre navate con presbiterio a triconco, costruita con pietre ciclopiche. Nell’area archeologica potremo visitare anche i resti della Chiesa di San Nicola e della Chiesa della Spezieria, con la sua impressionante parete iconostatica.
Uscendo dall’area archeologica c’imbattiamo nella Grotta dei Santi con 33 figure di santi accompagnati da scritte in greco.
I reperti archeologici trovati in questa zona si conservano presso il Museo Civico F. L. Belgiorno di Modica. Quello più rappresentativo è l’Eracle di Cafeo risalente al III sec. a. C., una statuetta bronzea rinvenuta nella valle dell’Irminio.
Indirizzo: Modica, S.P. Modica-Cava Ispica Provincia: Ragusa Comune: Modica Tel.: 0932771667
Orari ingresso: Da lunedì a domenica, compreso i festivi, dalle 9 alle 19,30 (chiusura biglietteria 18,45). Biglietto singolo intero : 4,00 € Biglietto singolo ridotto: 2,00 € Note: la prima domenica di ogni mese INGRESSO GRATUITO
Vita notturna
Ragusa è una cittadina paciosa e tranquilla, sta lì con il suo carico di anni e di storia ad ammirare le sorti dell’uomo moderno, a volte sorridendo, a volte mordendosi le labbra.
Anche per questo, gli amanti della della vita notturna si trasferiscono a Marina di Ragusa per godere della vasta offerta di opportunità all’insegna del divertimento: pub, ristoranti, bar, chalet sulla spiaggia, discoteche.
Se non vi basta questa tappa, potete spostarvi a Marina di Modica: anche qui non mancano i cocktail bar a fare da sfondo alle vostre serate brave…
Ma la cosa più bella che potete fare, una volta trascorsa parte della notte in questi luminosi locali della costa ragusana e l’altra parte su un comodo giaciglio, è concedervi una mattina sulle candide spiagge e nelle limpide acque di queste splendide marine.
Gastronomia
Il ragusano rappresenta un altro angolo del nostro territorio dove le diverse culture del Mediterraneo si sono incontrate dando vita a una cultura diversa, più completa. Perché il segreto dei siciliani sta nell’aver saputo mantenere (e non distruggere, ma valorizzare) il patrimonio dei loro altalenanti ospiti.
Così Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi hanno dato un apporto notevole alla cucina isolana.
Ragusa li riassume così:
– i cavati, ravioli di ricotta conditi con sugo di maiale e i lolli con le fave;
– il “coniglio a partuisa”, i ceci cotti con carne di maiale e il “macco”, un passato di fave;
– la carne di maiale, in costata, salsiccia o gelatina (a Chiaramonte Gulfi si vuole composta da cotenne, piedini e testa di maiale ben lessati e coperti del loro brodo, aromatizzato con foglie di alloro, pepe nero, aceto e succo di limone);
– i “pastieri”, pasticcetti di carne tritata di agnello e capretto, conditi con pepe, formaggio e uova, molto usati nel modicano;
– le “scacce”, sottili foglie di pasta di farina, farcite con spinaci o ricotta o broccoli o pomodoro, melanzane;
– il “caciocavallo”, formaggio di latte vaccino, a forma di parallelepipedo;
– gli “affucaparrinu” o strangola-prete, biscotti duri a base di farina, uova, strutto e poco zucchero;
– i “nucatoli” (dall’arabo naqal=frutta secca), biscotti di pasta tenera con ripieno di fichi secchi, frutta candita, miele, mandorle, noci, cannella e conserva di cedro;
– i “‘mpanatiggi”, con mandorle, cioccolata, filetto di vitello e spezie varie;
– fra i vini: il Cerasuolo di Vittoria, l’Ambrato di Comiso, l’Albanello.
Tradizioni
Le maggiori tradizioni ragusane appartengono al mondo religioso dei riti sacri.
Questi vedono coinvolte le figure dei due santi principali della città: San Giorgio e San Giovanni. I due si distinguono per la loro diversa “giurisdizione” territoriale: il primo appartiene alla Ragusa inferiore (“iusu”), il secondo a Ragusa superiore (“supra”).
Nello scontro contro gli Arabi, i Normanni riportarono una grande vittoria a Cerami, nel 1063. Il risultato della battaglia non fu dovuto solamente al braccio e all’audacia dei guerrieri del nord, ma anche alla falsa voce, messa in giro dallo stesso conte Ruggero, comandante delle truppe normanne, che voleva i Normanni vincitori contro forze mille volte superiori, grazie all’intercessione di San Giorgio. Sbaragliati gli Arabi creduloni, il conte non poté fare a meno di far costruire a Ragusa una chiesa dedicata al Santo cavaliere, di cui oggi si conserva lo splendido portale. Nel 1643, con la bolla “Universa” di Papa Bonifacio VIII, San Giorgio fu proclamato Patrono Principale e Protettore della città di Ragusa.
San Giovanni Battista invece è il patrono di Ragusa superiore, il cui culto risale al VI secolo d.C.
Il doppio patronato, probabilmente, sta alla radice dei contrasti sorti fra le due cittadine, due ex comuni autonomi diventati uno solo nel 1926.
Attualmente la festa di San Giorgio si svolge l’ultima settimana di maggio a Ragusa Ibla, mentre la festa di San Giovanni Battista si celebra il 29 agosto a Ragusa superiore. A sottolineare l’ormai passato tenzone, i santi oggi si incontrano sempre più spesso a metà strada, mentre San Giorgio sale a Ragusa e San Giovanni scende a Ibla.