Origini dell’Alcantara
Alcune migliaia di anni fa, in epoca preistorica, il fiume Alcantara non c’era, al suo posto scorreva un altro corso d’acqua che si sviluppava tutto su un letto di argille e di arenarie, a ridosso delle vulcanici settentrionali dell’Etna. Questo fiume “pre-alcantarico” accolse nel suo letto una lava di controversa origine.
Dalla lava alle gole
La lava in questione è derivata da un serbatoio in cui il magma è di tipo basaltico, come d’altronde accade per tutte le colate dell’Etna. Questo tipo di magma, per principio, è assai fluido; quello in questione lo era particolarmente; accadde allora che la lava eruttata prendesse, per gravità, la via di massimo riposo che corrispondeva all’alveo dell’antico fiume. Qui si incanalò e rapidamente giunse a mare.
La lava si immergeva nelle acque dell’antico fiume si raffreddava repentinamente; in tale situazione produsse una particolare manifestazione mitologica: i colonnati basaltici. Questi colonnati, larghi una decina di centimetri, si costituiscono per formazione di fessure nel corpo lavico, che assumono un andamento tanto più regolare quanto più fluida e spessa è la colata lavica. La loro sezione teorica dovrebbe essere esagonale, a causa delle contrazioni uniformi verso centri equamente spaziati; tuttavia nella realtà essa è, a volte, pentagonale, e, in generale, poligonale. Siffatti colonnati sono disposti fondamentalmente in modo verticale rispetto alla superficie di raffreddamento; in tal caso vengono detti a “canna d’organo”. Tuttavia essi, alle volte, risultano coricati, piegati, allora vengono chiamati a “cataste di legna”, ad “arpa”, a “ventaglio” ecc.
Le acque meteoriche s’infiltrano
Man mano che le colate si riversavano sul letto del fiume pre-alcantarico, le acque meteoriche che cadevano sul bacino imbrifero della regione continuavano a scendere a valle e qui incontravano il nuovo substrato di natura lavica e lo erodevano. Nacque così un fiume diverso dal precedente poiché aveva il suo letto in parte sul sedimentario e in parte sul vulcanico. Questo fiume è quello che oggi chiamiamo Alcantara.
Lo sbarramento lavico
Accadeva però che le acque del fiume neoformato venissero spesso sbarrate da nuove colate laviche; in tal modo si originava un lago di sbarramento lavico. In questo lago la massa d’acqua gradatamente aumentava, finché tracimava nella zona di sbarramento e qui erodeva in breve tempo la colata lavica.
Si andavano costituendo stretti passaggi nella massa delle rocce vulcaniche in cui i colonnati e le cataste di legna dei prismi basaltici venivano messi a giorno. Si spiega così la presenza di alcune gole lungo il corso dell’Alcantara (di Larderia, dello Sciambro, di Mitoggio ecc).
Fra queste gole le più note, almeno sotto il profilo turistico, sono quelle della contrada Larderia, meglio conosciute con il nome di Gole dell’Alcantara. Esse sono situate tra Castiglione e Francavilla, a ridosso di Motta Camastra, e si estendono per un tratto di circa 400 m. Sono un vero e proprio baratro stretto appena 5 m con fianchi alti fino a 50 m. Sulle pareti di questo corridoio, lucide ed oscure, i prismi basaltici si levano per formare canne d’organo, che toccano i 20 metri d’altezza, oppure si contorcono in pieghe possenti.
Spettacolo assicurato
Lo spettacolo è, nello stesso tempo, terrifico e rasserenante.
Vi si sposa l’orrido con l’ameno: le ombre si intercalano ai fendenti di luce. Al visitatore che le percorre sembra di attraversare ora una navata gotica ora un antro misterico.