Messina, la porta della Sicilia
Abitanti circa 247.000, altezza sul livello del mare mt. 3, CAP 98100, pref. telefonico 090, capoluogo di provincia a 250 Km da Palermo e a 52 km da Taormina.
Servizio di traghetti auto e passeggeri per Reggio Calabria e Villa S. Giovanni
Servizio aliscafi per Reggio Calabria, Napoli e Isole Eolie.
Conosciuta nel mondo attraverso gli sfondi dei quadri di Antonello, che è stato lo straordinario ambasciatore della “messinità”.
L’antica Zancle
Fondata verso la metà dell’VIII sec. a.C. da pirati calcidesi col nome di Zancle (forse per via del porto a forma di falce, zanclon in lingua sicula), fu ribattezzata Messina da coloni messeni, che la ripopolarono nel V sec. a.C.
Grazie alla sua posizione strategica, si trovò sempre al centro di rotte commerciali e militari di tutto il Mediterraneo e godette di grazie prosperità economica. In età romana, Cicerone la definì “civitas maxima et locupletissima“.
Conquistata dagli Arabi nell’843, divenne una roccaforte, mentre i Normanni nel 1061 ne fecero uno dei porti più attivi del loro nuovo regno.
La fiorente industria della seta e la perdita dei privilegi
Nel XVI secolo divenne la sede di una fiorente industria della seta e raggiunse fama europea, tuttavia perse questo primato dopo la ribellione agli spagnoli nel 1674-78, in seguito alla quale subì una dura ritorsione e la cancellazione dei privilegi.
Dopo l’epidemia di peste del 1743 e il terremoto del 1783, che ne compromisero la stabilità economica raggiunta, Messina ricevette nuovo impulso dal governo borbonico.
La speculazione edilizia postunitaria e il terremoto del 1908
Con l’unità d’Italia fu soggetta a una sempre crescente speculazione edilizia, che comportò una notevole perdita di vite umane sotto le macerie del terremoto del 28 dicembre 1908.
Fu riedificata in gran parte sotto il periodo fascista, ma i bombardamenti del 1943, sul finire della II guerra mondiale, la rimisero nuovamente in ginocchio.
La ricostruzione
Gli architetti Ernesto Basile, Antonio Zanca, Gino Coppedè, Angelo Mazzoni, Marcello Piacentini, Giuseppe Mallandrino, Camillo Puglisi Allegra, Vincenzo Pantano, Filippo Rovigo, Giuseppe Botto, Alessandro Giunta furono tra i maggiori che lavorarono per la sua ricostruzione (Cassa di Risparmio di via Garibaldi, in stile Liberty, palazzo di Giustizia, Camera di Commercio, Municipio, Galleria Vittorio Emanuele III, Dogana, palazzo dell’Università, palazzo della Provincia).
Nel centro storico fanno bella mostra di sè il Duomo, di età normanna ma consacrato in età sveva in presenza dell’imperatore Enrico VI (1197), più volte ricostruito, e la vicina fontana di Orione, opera del Montorsoli.
Il Teatro Vittorio Emanuele (ex S. Elisabetta), edificato da Pietro Valenti tra il 1842 ed il 1852 e finanziato dal nobile Silvestro Loffredo, fu danneggiato dal terremoto del 1908 e ricostruito solo per la parte interna.
Nel circondario evidenziamo i due laghi di Ganzirri e S. Maria della Valle (detta la “Badiazza”).
Fra i tesori artistici e architettonici salvati dalla furia del terremoto e dai furti che ne seguirono, troviamo conservati nel Museo regionale di Viale della Libertà il polittico di S. Gregorio del grande pittore quattrocentesco Antonello, l’Adorazione dei Pastori e la Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio, le sculture di Goro di Gregorio, Desiderio di Settignano e Francesco Laurana.
Percorrendo la provincia, non può mancare una visita alle Isole Eolie, ideali per una vacanza all’insegna del sole, e a Taormina, ricca di monumenti antichi, di un panorama mozzafiato e dei rinomati litorali di Mazzarò, Lido Spisone e Mazzeo.
Cultura e storia
Nel XIX secolo Messina fu ricostruita e diede nuovo impulso al porto.
Quasi totalmente distrutta dal terremoto del 28 dicembre 1908, che uccise oltre 70.000 dei 160.000 abitanti, tra gli anni Dieci e Trenta fu riedificata sulla base di un razionale piano regolatore.
L’economia cittadina fu connotata da una profonda trasformazione: le attività portuali subirono una flessione e la città si indirizzò progressivamente verso il terziario.
Durante la II guerra mondiale i furiosi bombardamenti del 1943 deturparono il volto di Messina, che fu costretta ancora una volta ad una sofferta ricostruzione.
Oggi conta oltre 250.000 abitanti circa. La città presenta un impianto urbanistico moderno, nel quale si incastonano le testimonianze architettoniche sopravvissute ai terremoti ed ai bombardamenti. L’architettura della ricostruzione, dopo il sisma del 1908, è stata a lungo considerata come espressione di un’arte minore e priva di pregi. Oggi ci si rende conto che gli edifici in stile liberty o “eclettico” offrono testimonianza una civiltà architettonica di tutto rispetto.
Molti palazzi di via Garibaldi e corso Cavour, i villini Drago, il palazzo di Giustizia, la Camera di Commercio, il Municipio, la Galleria, la Dogana hanno un’alta dignità. D’altra parte gli architetti che lavorarono per la resurrezione di Messina: Basile, Coppedè, Piacentini e molti altri, furono tra i maggiori della loro epoca.
Di Ernesto Basile si può ammirare l’edificio della Cassa di Risparmio, in via Garibaldi, col suo splendido salone in stile Liberty. Tra i monumenti più antichi, il più notevole è il Duomo, costruito in età normanna e consacrato, alla presenza dell’imperatore Enrico VI, nel 1197. Più volte distrutto e ricostruito, presenta un aspetto molto diverso da quello originale.
IL DUOMO
La parte inferiore della facciata, caratterizzata da fasce policrome marmoree, risale al Tre-Quattrocento in uno stile tardo-gotico.
Nell’interno, a pianta basilicale a T a tre navate, si ammira, fra l’altro, il monumento sepolcrale dell’arcivescovo Guidotto de Tabiatis di Goro di Gregorio (1333).
Il Campanile, riedificato dopo il 1908, nel 1933 fu dotato di un congegno meccanico della ditta Ungerer di Strasburgo, contenente un calendario perpetuo, uno astronomico e rappresentazioni varie della vita storica e religiosa della città, che si muovono a mezzogiorno, accompagnate dalla musica sacra.
Nella piazza si trova la fontana di Orione, opera del Montorsoli (1547), recentemente restaurata e poco distante vi è la Chiesa dei Catalani (sec. XII-XIV) e il monumento a Don Giovanni d’Austria (di Andrea Calamech, 1572), ammiraglio della flotta cristiana che, partendo da Messina, sconfisse a Lepanto i Turchi (1571).
Altre chiese di Messina
Tra le altre testimonianze del passato, si possono ricordare la Chiesa di S. Francesco (sec. XIII) di cui originali rimangono solo le absidi, immortalate da Antonello nella “Pietà con tre angeli”, i resti della Chiesa di S. Maria Alemanna (sec. XIII), mirabile esempio di stile gotico, S. Giovanni di Malta, con la sua tribuna cinquecentesca, il Monte di Pietà (sec. XVI-XVIII), recentemente restaurato, la fontana di Nettuno di Montorsoli (1557, si tratta di una notevole copia, mentre l’originale si trova al Museo Regionale di Messina).
Teatro Vittorio Emanuele
Il Teatro Vittorio Emanuele, opera dell’architetto Pietro Valenti, fu riedificato tra il 1842 ed il 1852 e venne gravemente danneggiato dal terremoto del 1908. Oggi, ricostruito completamente all’interno, presenta la facciata originale.
Tra le molte chiese moderne si segnala il Tempio di Cristo Re, in stile neobarocco, inaugurato nel 1937 nel sito dove si trovava il Castello di Matagrifone.
Nel circondario si trovano molti monumenti, il più rilevante è la chiesa di S. Maria della Valle (la “Badiazza”) a 5,5 km da Messina, salendo verso i Peloritani. Oggi del grande monastero rimane solo la chiesa (sec. XII-XIV), che attende di essere adeguatamente valorizzata.
I superstiti tesori artistici della città sono conservati nel Museo regionale, sorto nel 1914 in viale della Libertà nei locali di un’antica filanda. Tra le molte, importanti opere si ricordano il polittico di S. Gregorio e il Cristo benedicente di Antonello, l’Adorazione dei Pastori e la Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio, sculture di Goro di Gregorio, Desiderio di Settignano e Francesco Laurana.
Le attrattive paesaggistiche di Messina si estendono lungo la costa nord, dove a una decina di km si ammirano i due laghi di Ganzirri, un tempo adibiti alla coltivazione di mitili, e Punta Faro (la costa calabrese è lontana solo 3 km) con il gigantesco pilone per l’energia elettrica, oggi dismesso ed in attesa di nuova utilizzazione.
In questa zona è concentrata la maggior parte dei locali pubblici cittadini (bar, ristoranti, ecc.), che specialmente d’estate sono intensamente frequentati insieme ai lidi di Mortelle, poco distanti.
Sports & Natura
Una delle migliori zone dove praticare pesca subacquea è la riviera nord di Messina: qui le correnti cambiano nel giro di appena sei ore, favorendolo spostamento di plancton e l’avvicinamento dei pesci alla riva.
Si passa poi da un fondale roccioso a uno sabbioso nel giro di poche decine di metri, dove possiamo trovare varie tipologie di pesci: ricciole e cernie, innanzitutto, anche di discrete dimensioni (da 3 kg in su).
Sconsigliabile, invece, allontanarsi dalla riva: a circa trecento troverete un fondale formato da scaloni che sfociano in una grande faglia (quella stessa che causa fenomeni tellurici) e dove le correnti sono fortissime.
Per i meno avventurosi, anche dalla riva si può avere la fortuna di tirare su con la canna dei grandi pesci.
Vita notturna
Sono lontani i tempi della “dolce vita“, fra gli anni ’50 e ’70, quando Messina era un grande palcoscenico per gli attori più affermati di quegli anni, tutti pronti a trascorrere qualche ora di ristoro presso il bar “Irrera a mare”, prima di fare tappa a Taormina per le premiazioni artistiche.
Oggi si trovano svariati locali aperti durante le ore notturne, soprattutto nella zona di Piazza Duomo (via XX Settembre, via Cardines, via Garibaldi).
Qui i giovani fanno le ore piccole bevendo qualche birra e mangiando qualche appetitoso panino. I gestori dei locali cambiano spesso, difficile indicare un posto tradizionale con servizi continuativi.
Gastronomia
Da Messina passano quasi tutti i sapori del Mediterraneo, a testimonianza del notevole crocevia di popoli che la attraversarono.
La gastronomia offre rinomati piatti a base di pesce, come “u piscistoccu ‘a ghiotta” (pescestocco ammollato condito con un sugo di pomodoro, capperi, patate, olive), gli involtini di pescespada, le crespelle di neonata, le sarde impanate;
per non parlare della rosticceria con i famosi arancini al ragù e i pitoni ripieni di verdure;
a coronare il sogno del palato sono i ricchi dolci messinesi: dai più caratteristici, come la pignolata, ai gelati e le granite.
Tradizioni
La storia dei due giganti comincia nell’Alto Medioevo, quando Messina era uno dei pochi baluardi di Sicilia che resisteva all’invasione dei Saraceni (964-970).
Finchè, un giorno, il re Hassas Ibn-Hammar, un gigantesco moro, durante uno dei suoi saccheggi, non vide la bella Mata, figlia di re Cosimo II da Castelluccio.
Il saraceno se ne innamorò a tal punto da abbassarsi a chiedere la sua mano al re Cosimo.
Dopo il secco rifiuto, il moro organizzò un rapido rapimento e riuscì nell’intento. A quel punto, fu lui a cadere nella rete dell’affascinante Mata, che gli chiese di convertirsi al Cristianesimo.
Hassan, pur di non rinunciare al suo amore, divenne cristiano e cambiò il suo nome in Grifo (detto Grifone per la sua eccezionale statura).
Da Mata e Grifone discese la stirpe dei messinesi.
Le statue che si vedono qui raffigurate risalgono al ‘700, sono state realizzate in cartapesta e vengono portate in processione durante i festeggiamenti agostani.