La storia di Segesta s’intreccia a doppio filo con quella di un’altra grande città del passato, sua acerrima rivale: Selinunte.
Colonne e rovine di colossali templi greci si susseguono nella verde campagna, che si adagia sull’azzurro intenso del mare. E’ il paesaggio di Selinunte, sita presso la foce del fiume dove cresce ancora il prezzemolo selvatico (selinon) che diede il nome al corso d’acqua e alla città.
Polis di origine greca, fondata nella seconda metà del VII sec. a.C., Selinunte è tra i parchi archeologici più importanti del Mediterraneo, con la più straordinaria raccolta di rovine, l’espressione più completa della civiltà siciliota dei secoli IV e V a.C.
Il tempio C è uno dei più antichi esempi di architettura templare dorica esistenti, risalente alla prima metà del VI sec. a.C.
Il tempio E, il più suggestivo, data la sua quasi totale ricostruzione, possedeva alcune metope figurate che ne ornavano la facciata. Testimonianza dell’antica arte dei seluntini è l’originale statuetta dell’Efebo.
Eccezionale l’acropoli su cui l’antica città fortificata sorgeva con le sue torri, i ponti e le necropoli. Molti reperti, fra cui vasi dipinti dell’epoca, metope, lastre a rilievo, si trovano conservati presso il Museo Archeologico di Palermo.