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Il saggio di Paolo Dinaro è il frutto di una ricerca che ha preso le mosse della sua tesi di laurea con l’intento di ampliare e arricchire con nuove informazioni la storia della città di Francofonte dalle origini (1360 circa) fino alle trasformazioni urbanistiche successive alle scosse sismiche del 9 e 11 gennaio 1693.


Storia di Francofonte

L’indagine, partendo da una vasta e illuminante ricerca bibliografica, è stata completata da una significativa ricerca archivistica condotta oltre che all’Archivio di Stato di Siracusa, all’Archivio di Stato di Palermo e all’Archivio Parrocchiale della Chiesa Madre di Francofonte.

Dopo l’ampio e dettagliato racconto riguardante la baronia di Francofonte con l’analisi della storia dell’abitato dalle sue origini, l’autore concentra la sua attenzione sul terremoto del 1693, terremoto che in tanti hanno pensato fosse stato sopravvalutato, senza tener conto dell’importanza epocale di questo evento che coincise con la fine del dominio asburgico in Sicilia e segnò l’inizio di una nuova epoca. Importanti sono le precise considerazioni su tutte le città del Val di Noto distrutte o danneggiate e la puntualizzazione che ogni città ebbe la sua storia.

Stemma nobiliare famiglia Gravina Cruyllas

I Gravina Cruyllas

Il saggio prosegue poi con l’attenta analisi dei danni subiti dalla città di Francofonte, la ricostruzione in sito, l’ampliamento di alcuni quartieri e la rettifica solo di un tratto terminale del Corso. Chiarisce bene il ruolo dei Gravina – Cruyllas signori di Francofonte, il ruolo dell’Università feudale, i mutamenti connessi all’evento partendo dagli intensi scambi di popolazione, arrivi di artigiani, frequenti contatti con altre comunità e soprattutto con Palermo.

Anche se non mancano notizie documentate sui primi provvedimenti, sulla costruzione di baracche per l’alloggio di sopravvissuti o di baracche con funzioni di Chiese, notizie sull’approvvigionamento idrico, sulla vendita di casaleni, sulla ricostruzione di mulini e trappeti il punto di maggiore sviluppo è rappresentato dalla ricostruzione dei palazzi e delle chiese, quest’ultime considerate luoghi di aggregazione della popolazione e al contempo garanti, insieme ai monasteri, di quel patrimonio ecclesiastico scaturito dai benefici, cappellanie e opere pie, ed ancora dal ruolo dei “Magistri fabricarum” e di tutte le maestranze, locali e non, impiegate nella ricostruzione. Spiccano fra di esse i nomi di Giuseppe Sacchetti “milanese” e Domenico Blandone proveniente da Ferla, già conosciuto per i lavori eseguiti a Ferla subito dopo il terremoto e che, trasferitosi a Francofonte, ricoprì il ruolo di Capomastro dell’Università, partecipando attivamente insieme ai figli alla ricostruzione della città.


Trovo molto interessanti e innovative le conclusioni che trae l’autore da questo lavoro e apprezzo i risultati delle pazienti e faticose ricerche archivistiche condotte con grande rigore scientifico, è grazie a ricerche così particolari che si contribuisce ad avere una completa visione del sisma, della storia urbana, dell’economia e della società.

Visto l’amore dimostrato da Paolo Dinaro per la sua città, auspico che continui sulla strada intrapresa, superando le mille difficoltà che comporta la ricerca e aggiungendo così altre importanti pietre alla storia di Francofonte.

                                                     Tina Corridore

          Direttore Archivio di Stato di Siracusa


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Francofonte 1693-1746


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