Il figlio secondogenito dell’Imperatore Federico I Barbarossa
ENRICO VI di Svevia, imperatore, re dei Romani e di Sicilia. – Nacque a Nimega verso la fine del 1165, secondogenito dell’imperatore Federico I Barbarossa e di Beatrice di Borgogna. Ebbe come maestri Konrad von Querfurt, Heinrich von Kalden e, molto probabilmente, Goffredo da Viterbo. Conosceva il latino, il diritto, le arti maggiori e le scienze.
Fu presente alla quinta spedizione del padre in Italia, dove gli Svevi rimediarono una sonora sconfitta a Legnano (1176). Da allora, i rapporti tra il Barbarossa, i comuni lombardi, il Papa e i Normanni cambiarono del tutto e nei nuovi accordi fu incluso anche Enrico.
L’unione con la dinastia normanna e il matrimonio di Costanza
É probabile che in un’ambasceria Federico Barbarossa abbia trattato il matrimonio del figlio con Costanza d’Altavilla, figlia del defunto re Ruggero II di Sicilia e zia del re allora regnante Guglielmo II. Il matrimonio si svolse a Milano, il 27 gennaio 1186, presso la chiesa di S. Ambrogio. Questa unione fu molto temuta dal Papa, poiché legava i suoi alleati siciliani agli Svevi antipapalisti.
Come conseguenza di questo matrimonio, Barbarossa consegnò al figlio Enrico il regno d’Italia e il gesto migliorò la posizione dell’imperatore nei confronti dei comuni lombardi, oltre che del Regno di Sicilia.
Partenza per la crociata
1188: Federico I accetta il comando di una crociata e lascia al figlio Enrico VI la reggenza.
L’anno successivo, mentre Enrico si trova in Germania, Guglielmo II muore (18 novembre 1189). Dal matrimonio (non troppo felice) tra Guglielmo e Giovanna (figlia del re d’Inghilterra), non erano nati figli, perciò l’erede più prossima diventava Costanza, moglie di Enrico. A questa notizia, si sollevano alcuni baroni siciliani, capeggiati dal vicecancelliere Matteo di Aiello, per via della presenza oscurante di Enrico e così contrappongono a Costanza il conte Tancredi di Lecce, nipote illegittimo del re Ruggero II (novembre 1190), che prende posto in Sicilia.
La Sicilia si ribella
Nel giugno del 1190 muore anche il Barbarossa ed Enrico fa fatica a raccogliere un esercito da muovere contro Tancredi. Quando ci riesce è troppo tardi e Tancredi consolida la sua difesa. Per Enrico non è sufficiente l’alleanza con Pisa e la sua flotta, contraccambiata con una serie di privilegi, e viene fermato a Napoli dal nemico.
In più, sorgono altre difficoltà: nelle fila del suo esercito si diffonde un’epidemia e alcuni alleati di Tancredi prendono Costanza in ostaggio a Salerno. Enrico torna in Germania per consolidare la sua posizione. In questa situazione, che avvantaggia il conte leccese, il papa Celestino III decide di sopprimere i privilegi ecclesiastici dei re di Sicilia (concordato di Gravina, 1192).
A questo punto, si rinnova il patto tra Enrico di Svevia e il re Filippo Augusto di Francia, ai quali si contrappone l’asse Tancredi di Lecce e l’Inghilterra del re Riccardo Cuor di Leone (che riesce ad avere da Tancredi un lauto rimborso della dote intestata alla sorella Giovanna).
Ma Enrico ha modo di rifarsi presto da queste sconfitte: nel 1193 si trova fra le mani in ostaggio il re Riccardo catturato dal duca Leopoldo d’Austria al ritorno dalla crociata (dicembre 1192); cosicché può richiedere il riscatto notevole di 100.000 marchi d’argento per la sua liberazione.
Enrico diventa re di Sicilia
Con le casse rimpinguate, Enrico torna in Sicilia per cacciare Tancredi. Qui s’intercala un’altra serie di fortunate vicende: il cancelliere Matteo Aiello muore nel 1193 e l’anno dopo anche Tancredi.
Nel Natale 1194 Enrico può fare il suo ingresso trionfale a Palermo ed essere incoronato re di Sicilia. Il trionfo viene accresciuto dalla nascita del figlio Costantino poi ribattezzato con il nome dei nonni Federico Ruggero.
Presa in mano la situazione, Enrico VI assesta il colpo finale (questa volta volontario): prospettando ai siciliani un complotto da parte del figlio di Tancredi, si trasferisce in Germania con tutte le ricchezze del palazzo reale. Così anche la classe burocratica è costretta a trasferirsi per gestire il patrimonio.
Il piccolo Federico cresce
Nel frattempo, il piccolo Federico alloggia presso la duchessa di Spoleto, moglie del tedesco Corrado di Urslingen. Probabilmente, sempre a Bari avviene l’incoronazione di Costanza a regina di Sicilia e, con tale titolo, opera in sostituzione del marito Enrico, impegnato a rintuzzare le insurrezioni degli Stati tedeschi.
Costanza diviene un ottimo strumento per far gradire la presenza sveva in Sicilia. Nella sua attività diplomatica, però, non fa ricorso al suo cancelliere, forse per mancanza di fiducia o per timore di un possibile tradimento. D’altra parte, Costanza non tollera nemmeno la presenza dell’ammiraglio genovese Guglielmo Crasso, da lei chiamato “inimicus noster”.
Ancora intento a regolare i suoi rapporti con i vassalli tedeschi, Enrico decide di rendere la successione imperiale ereditaria, anche in linea femminile. Anche in virtù di questo progetto, il figlio Federico viene incoronato come imperatore per mano del papa. In Sicilia Enrico esautora Costanza dai suoi incarichi e si ritrova a combattere un complotto ai suoi danni mentre porta avanti una battuta di caccia a Patti. Con l’aiuto di città alleate, fra le quali Caltagirone, riesce a sedare la sollevazione. Ma l’imperatore non era in buona salute e in una tappa a Messina muore il 28 settembre 1197, fra le braccia della moglie.
Le sue spoglie vengono trasportate a Palermo, e depositate in un sarcofago di porfido, presso il duomo.