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L’agave sulla collina

10.00 

Sabbia di fuoco e mare / Vulcano dai soffi pungenti / di zolfo / arcana luce mi desta / ed una traccia di terra polverosa conduce / al cratere: / sulfurea bocca / spalancata nel cielo.

Copyright © 2023 Enzo Bucca 

Opera: L’agave sulla collina

ISBN: 9788831483094

Pagine 80

Prezzo: 10,00 €

In copertina: Giacinto Gigante, Studio di agavi, 1844, collezione Ferrara Dentice, Museo di San Martino, Napoli.

Aut. 87510583 MIC|MIC_DRM-CAM|01/08/2023|0006151-P – Autorizzazione utilizzo immagine Napoli Certosa e Museo di S. Martino. 

Si ringrazia la Direzione generale Musei Campania e, in particolare, il Museo di San Martino, per l’autorizzazione alla pubblicazione dell’opera.

Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale.

8 disponibili

COD: AGA- Categorie: ,
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L’Agave sulla collina” è una raccolta di poesie scritte via via nel tempo, esse traggono motivazione dal nesso profondo tra natura e vita, mito e storia, sogno e realtà, uomo e dimensione cosmica. “Se cerchi la via….soffermati/sulla selvaggia scogliera erosa dal vento,/laggiù, laggiù ascolta/il fragore dell’onda/che d’armonia risuona/infinito”.   

L’agave fiorita, pianta emblematica del paesaggio rupestre di Sicilia, rappresenta per l’autore un percorso creativo, musicale, espressivo, inteso ad evocare le emozioni più intense dell’essere: l’ascolto della natura, la suggestività del panorama, lo slancio verso la felicità. “E l’agave fiorita,/ s’innalza solenne/sulla rupe arsa dal sole,/mentre l’estremo suo fiore,/ innanzi al mare cobalto, /diffonde ovunque un tremolio d’amore.”  

Le pagine poetiche, quali “frammenti d’essenziale candore”, recitano a ciascuno l’amore per il paesaggio, la profondità dei sogni, il mistero dell’eterno, l’anelito degli ultimi, l’evocazione del mito, la memoria oltre l’oblio.


Cos’è la poesia se non evocazione di immagini e pensieri senza tempo e senza luogo? Il nostro autore, pur immaginando un viaggio senza tempo, individua una collocazione geografica precisa: la Sicilia. 

La Sicilia, in L’agave sulla collina, è descritta quale primavera della vita, con i suoi fiumi, i suoi fiori, la sua fauna, l’Etna fumante, il sole perenne, i gigli di maggio, la passiflora, ma anche terra di migranti, ieri (A Ellis Island, correva l’anno 1908…), e di immigrati, oggi: Bambino del nostro pianeta, dove il pensiero del vecchio migrante si confonde con quello del bambino africano di oggi in cerca di una meta. All’inizio del suo percorso poetico, Enzo Bucca si lascia affascinare dai miti siciliani: con Stromboli, Vulcano, Eolo, Diana/Artemide si sente, nostalgica, la presenza di Omero. Inoltre, attraverso i suoi versi, confortanti come il suono di un canto antico, ci sembra di sentire il dolce tepore del sole di Sicilia, i sapori dell’Isola, i mille istanti della sua storia e delle sue tradizioni, il vociare dei contadini che arano la terra di Sicilia (E sale un canto d’amore), la campagna, le agavi, il fieno, i buoi, i carri, il frantoio, il palmento, come in Selvagge le agavi, dove tutto sfocia in un accorato rimpianto dei tempi giovanili e in un sentimento d’amore che perdura anche con l’avanzare dell’età e delle delusioni della vita (il “pesante fardello” di Vita di contadina a mezzadria).

Non finisce qui. Le poesie di Bucca sembrano pervase anche da un sentimento leopardiano: così in Capo Sant’Antonio, Conchiglie fossili, Cipressi e platani, San Francesco, Promontorio a Milazzo, Tramonto a Ponente, Uliveti del Capo emergono gli sprazzi di luce sulla superficie del mare del Golfo di Milazzo, il volo del gabbiano, “il gregge di ulivi e la ginestra”, “l’azzurra immensità”, la “candida luna”, il “pastore errante”.

Il tema più ricorrente è quello dell’acqua (mare, cielo, risacca, spuma biancastra, acqua salmastra), del mare (vedi Essere), dell’onda che ritorna, s’infrange, rovinosa ma bella a vedersi, possente, capace di scavare le rocce, di cullare la vista e chi vi si immerge; le suggestioni di Capo d’Orlando con il suo faro, la scogliera del vento, la rosea aurora, l’infinito dei sogni, e ancora, ne La rosa di pietra, dove il fiore vermiglio s’adagia, si pietrifica, sopravvive perenne e surreale nella valle silente; in un percorso poetico (tra fiumi, mari del Sud e colline) nel quale insiste forte il richiamo nostalgico di un passato lontano ma intatto nei ricordi…

Suggestioni siciliane che riporta anche nei suoi viaggi a Roma, incantato davanti alla Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona o davanti al Tevere (“turbine d’insonnia e d’amore”) o all’Isola Tiberina, alla fontana dell’Esedra, a Piazza Navona con la sua luna, alla Pasqua nel giardino di Boboli a Firenze, al gruppo marmoreo del Galata morente, fino ai bronzi di Riace in terra calabra, per ritornare a Taormina con l’incantevole immagine suggestiva di Isola Bella. Qui emerge il sentimento dei classici attraverso il quale Enzo Bucca riesce a tradurre in poesia persino la storia e a renderla compagna di vita: il Tevere, infatti, è la sempiterna presenza nel cuore della civiltà romana, un punto fermo della storia del Mediterraneo. 

Non mancano riferimenti autobiografici come in Se cerchi la via… dove l’autore rivolge un pensiero ai giovani che si arrovellano nel dubbio di nuove scelte di vita. Quale vita? Quella che inizia, ben descritta in Fiori di magnolia: “nel giardino/della scuola a primavera”

In conclusione, le immagini descritte dal poeta Enzo Bucca sono di straordinaria bellezza e potenza evocatrice, che il lettore saprà sicuramente cogliere, lasciandosi cullare dai suoi versi e dialogando con la sua voce interiore. Perché, come ben dice Calipso ne I dialoghi con Leucò di Cesare Pavese “Non c’è vero silenzio se non condiviso”. 

                                       Dario De Pasquale


L’AUTORE

Enzo Bucca nasce a San Filippo del Mela (Me) il 13 luglio 1941, conseguita l’Abilitazione Magistrale, giovanissimo, si trasferisce a Roma dove svolge l’attività di Educatore negli Istituti Minorili di Rieducazione; alla Facoltà di Magistero frequenta corsi universitari di sociologia, psicologia, didattica differenziata e si dedica, nel ruolo di insegnante, alla formazione intellettiva, morale e sociale di numerose generazioni di alunni prima a Roma, poi, lungamente, nel territorio natìo.

Sensibile ai valori dell’arte, coltiva da sempre l’amore per la pittura, la scultura, la poesia, il teatro, la narrativa; consapevole della forza espressiva del linguaggio dialettale si prodiga, nella Scuola di Olivarella, per la promozione del teatro popolare scrivendo e portando in scena commedie inclusive e divertenti; merita menzione L’ Urtima vinnigna (a.s. 2000), testo teatrale ispirato alla realtà contadina del primo Novecento, dove tradizione, folclore, oppressione e sogno di libertà si avvicendano nel contesto socio-culturale di una travagliata nonché virtuosa ed esemplare “vita a mezzadria.”

  

 ABC SIKELIA Edizioni 

  Tutta un’altra Storia. 

Sito Web: abc.sikelia.com

Peso0.300 kg
Dimensioni15 × 21 × 0.5 cm

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