Catalogo delle Opere dell’Artista Giuseppe Prinzi
Recensioni
La Sicilia è una terra di vulcani: ne contiene uno di eccezionale grandezza, l’Etna, ed è circondata da piccoli e grandi crateri, fuori terra e in fondo al mare, lungo tutta la costa tirrenica. In questa Isola straordinaria, dove difficile è sempre stata l’esistenza e dove le risorse da condividere sono sempre state scarse, l’uomo siciliano si è sempre ingegnato, ha sempre trovato nuove soluzioni per crescere ed affermarsi. In mezzo a queste difficoltà sono nate le più grandi civiltà del Mediterraneo, qui l’ingegno umano ha raggiunto le sue vette più alte. Qui i Greci hanno cominciato a plasmare la creta per dar vita alle terrecotte, hanno scoperto tutte le arti: la tragedia, la commedia, la danza, la musica, l’epica, la poesia e, non ultime, l’architettura, la pittura e la scultura. Un grande processo evolutivo, durato secoli e che ancora continua a dare i suoi frutti. Da queste antiche tracce parte il percorso artistico di Giuseppe Prinzi, artista, ceramista, scultore, pittore. A questa evoluzione delle arti, Prinzi ha saputo dare forma e sostanza: la forma dei volti primordiali, costruiti semplicemente sulla triangolazione occhi-naso, come la Trinità divina, come le prime mappe geografiche T-O (orbis terrae) del Medioevo, come la croce commissa di francescana memoria. Quei volti corrono lungo l’asse verticale del naso che mette in contatto la terra con il cielo e l’asse orizzontale che tutto umanizza, stabilizza, razionalizza, vede e confronta. Assolutizzando, anzi, superando la realtà. Alla ricerca di quelle certezze di cui la vita quotidiana tende ad essere avara, consegnandoci spesso una dimensione illeggibile e imperscrutabile del mondo che ci circonda.
Sequenze di volti, come in Dimensioni parallele o Volti nello spazio, costruiscono la storia di vite e di epoche: volti enigmatici, sorridenti, corrucciati, paurosi, sereni, spaventati… una densità di emozioni scaturiscono da questa visione antropizzata del mondo del nostro autore. Un mondo che assume diverse forme, ora composte, ora scomposte, in un universo di figure, spazi pieni e spazi vuoti che riempiono lo sguardo anche del più distratto osservatore. Nel corso della carriera del nostro Artista, è possibile distinguere la fase degli studi, delle esercitazioni, dalla fase delle sperimentazioni e delle soluzioni definitive, come il Tondo in ceramica (pagina 86), concreto nella definizione e nelle espressioni. Ma l’arte per Prinzi è quasi sempre il tempo delle sperimentazioni, del nuovo, della materia che sorge a nuova vita. La scelta della ceramica quale supporto delle sue opere non è solo una questione materica o di collocazione geografica (l’artista vive a Santo Stefano di Camastra, patria della lavorazione e della decorazione delle ceramiche siciliane): è una questione creativa, di modellazione, di decorazione. Non è solo nobilitazione della materia, ma decorativismo, ricerca della migliore espressione estetica, uno schema compositivo che insegue il piacere emotivo.
Semplificata è anche la scelta dei colori, usati al loro stato puro. Privilegiato è il ricorso a un «cromatismo lavico», dove i gialli e i rossi emergono a sprazzi come lapilli. Abbondante è anche l’uso dei pigmenti fatti di terre e ossidi naturali, cui si aggiunge la lucentezza della superficie ceramizzata. Infine, è il blu a conferire alle sue opere un’aura di sacralità e di distensione celeste.
Un’altra dimensione raggiunge, invece, la scultura di Prinzi: le sue statuette, volutamente prive di perfezione anatomica, vivono in uno stato embrionale, di nascita e di rinascita, di continua formazione, vicine alle espressioni statuarie etrusche o a quelle surrealiste dello svizzero Alberto Giacometti o del britannico Henry Moore. Cosicché le figure antropomorfe, morbide e accoglienti, eternate dall’uso della terracotta, fluttuano nello spazio, liberate dalla tecnica, dalla definizione minuta, dalla rigidità delle accademie, dai particolari anatomici, dalla materialità della carne, esangui, immortali, appartengono per sempre alla madre terra.
Quella terribile, quella estrema, quella vera, la terra dei vulcani.
Dario De Pasquale
«Teste e volti, maschere e visi, facce e smorfie…ci appaiono in una interminabile galleria di ritratti. Ritratti dell’anima, emersi da profondità imperscrutabili dove ogni creatura emerge per un desiderio creativo che l’artista esprime con passione. Giuseppe Prinzi scava nell’intimo del suo essere per cercare le creature che abitano negli spazi della sua esistenza, nelle pieghe dei suoi desideri. Egli, con un esercizio instancabile portato avanti da oltre quarant’anni, trova nel suo abisso interiore creature surreali, presenze vive che emergono da un mondo altro rispetto a quello della quotidianità, da un luogo impenetrabile dove ciò che sgorga giunge alla nostra visione come la luce, come l’onda del mare, come il flusso incontenibile dell’aria mossa dal vento.»
Paolo Giansiracusa
«La parola è pensiero, la parola, tuttavia, non è prohaíresis, non è scelta, non è iniziativa volontaria, non è progetto: nell’arte, la parola è una traccia che conduce fino a confini inesplicabili per collocarsi sulla soglia dell’inconoscibile, sul crinale di quell’abisso di fronte al quale il tumulto dello spirito è suscitato dallo sguardo che contempla, che atterrisce, che interroga.
Così, sospinta ad apparire dall’implorazione di un’anima, la parola prende forma, diviene immagine e volti e occhi di quei recessi profondi che abitano il tempo.
Quell’anima, così suadente nella nitida nobiltà dell’incanto, appartiene a Giuseppe Prinzi, cantore di un antico suono dipinto, che colma di silenzio l’ineffabile racconto dell’origine.»
Gianpiero Menniti
Profilo Artistico
Il linguaggio espressivo di Giuseppe Prinzi , da alcuni critici definito “Neosimbolista”, da altri “Neometafisico”, e accostato alla “Metafisica” di Giorgio de Chirico, privilegia gli aspetti emotivi, istintivi ed irrazionali dell’arte, trascurando quelli imitativi-descrittivi o conoscitivi della realtà. Per queste inclinazioni, lo si potrebbe collocare nel filone del “Neoespressionismo”, con una tensione “onirica”, che si ricollega al “Surrealismo” di Dalì, Ernst e Magritte. Il segno e i colori, sono utilizzati in maniera libera da condizionamenti accademici o riferimenti al realismo oggettivo. Le sue opere si collocano in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, suggerendo all’osservatore una lettura non naturalistica, ma “Simbolica” della composizione artistica, in cui fonde sintetizzandoli, gli impulsi di tutte le avanguardie del XX secolo, riuscendo a creare un proprio personale e riconoscibile stile pittorico. Stile pittorico che si distacca nettamente dall’illustrazione e dal sentimentalismo tonale, tipico del romanticismo di stampo ottocentesco ma, tende a rendere l’essenza dell’immagine, cioè la sua architettura, in maniera “allusiva” ed “evocativa”.
Per Giuseppe Prinzi la creazione è un processo “Mnemonico” e “Ideale” (nel senso Platonico della “Teoria delle Idee”) che precede l’osservazione diretta e mimetica della natura e si realizza in momenti di completo isolamento dal mondo esterno, per entrare in contatto con la propria interiorità, attivando un’operazione di “Sfrondatura” sino a cogliere l’essenza più autentica della propria “Anima”.
Alla genesi del processo creativo di Prinzi, vi è l’introiezione, quella disposizione mentale conscia o inconscia, mediante la quale egli assorbe ed accumula dentro il proprio ego, sensazioni, impressioni, emozioni e suggestioni provenienti dal mondo della realtà oggettiva e dai rapporti interpersonali. Lo stadio successivo, è quello dell’introspezione, cioè del guardarsi dentro, dell’esplorarsi, ispezionarsi; è una forma di auto – analisi.
Ma tutto questo materiale emozionale, Prinzi ha bisogno di farlo maturare, fermentare, egli sente la necessità di assimilarlo, di metabolizzarlo, facendolo sedimentare nel fondo della propria anima; per tutto il tempo necessario, per poi farlo emergere contaminato, rinnovato, trasfigurato, sporcato con le proprie sensazioni, in maniera sintetica, istintiva, intuitiva, esplosiva, per tentare di sfuggire al controllo razionale, condensandolo in modo chiaro e indelebile, nell’opera d’arte.
Quest’ultima fase è simile al fenomeno della catalizzazione, egli deve trovare dentro se stesso quella sostanza in grado di innescare e portare a termine, mediante accelerazioni e rallentamenti, il processo di creazione. Per Giuseppe Prinzi, la sostanza più potente ed efficace per ottenere questo obbiettivo, è l’entusiasmo, una sorta di sacro furore, di illuminazione, di rivelazione, che precede l’ispirazione, a questa forza, a questo stato di eccitazione febbrile, egli non vuole e non può sottrarsi, si lascia invadere, pervadere, avverte l’urgenza improvvisa, inspiegabile, sente la smania, l’inquietudine, lo stimolo ad agire ad esprimersi a sublimare il tutto in immagini, in forme, in colori, in segni.
In questo viaggio incessante e sinuoso senza meta, attraverso idealizzazioni, ricerca, cultura, abilità, tecnica, inventiva febbrile, coscienza e istinto, Giuseppe Prinzi si muove consapevole delle difficoltà del cammino in un continuo divenire espressivo, passando dal figurativo all’astratto, senza cristallizzazioni o cliché precostituiti, infrangendo le regole, creandone di nuove con l’obbiettivo di romperle strada facendo, andando oltre l’apparenza del sensibile.
Artistic Profile
The expressive language of Giuseppe Prinzi defined by some critics as “Neosymbolist”, by others “Neometaphysical”, and combined with Giorgio de Chirico’s “Metaphysics”, favors the emotional, instinctive and irrational aspects of art, neglecting the imitative-descriptive or cognitive of reality. For these inclinations, it could be placed in the vein of “Neo-expressionism”, with a “dreamlike” tension, which is linked to the “Surrealism” of Dalì, Ernst and Magritte. The sign and the colors are used in a freedom from academic conditioning or references to objective realism.
His works are placed in a dimension outside of time and space, suggesting to the observer a non-naturalistic, but “Symbolic” reading of the artistic composition; in which he synthesizes the impulses of all the avant-gardes of the twentieth century, managing to create his own personal and recognizable pictorial style. A pictorial style that clearly differs from illustration and tonal sentimentality, typical of nineteenth-century romanticism but tends to render the essence of the image, that is its architecture, in an “allusive” and “evocative” way.
For Giuseppe Prinzi, creation is a “Mnemonic” and “Ideal” process (in the Platonic sense of the “Theory of Ideas”) that precedes the direct and mimetic observation of nature and takes place in moments of comple- te isolation from the foreign world, to enter in contact with one’s own interiority, activating an operation of “Trimming” to the point of grasping the most authentic essence of one’s “Soul”.
At the dawn of Prinzi’s creative process, there is introduction, the conscious or unconscious mental disposition, through which he absorbs and accumulates within his own ego, sensations, impressions, emotions and suggestions coming from the world of objective reality and from relationships. interpersonal. The next stage is that of introspection, that is, of looking inside, of exploring, inspecting oneself; it is a form of self.
But all this emotional material, Prinzi needs to make it mature, ferment, he feels the need to assimilate it, to metabolize it, making it settle in the depths of his soul; for as long as necessary, to then make it emerge contaminated, renewed, transfigured, soiled with one’s own sensations, in a synthetic, instinctive, intuitive, explosive way, to try to escape rational control, condensing it in a clearand indelible way, in the work of art.
This last phase is like the phenomenon of catalysis, he must find within himself that substance capable of triggering and completing the process of creation through accelerations and slowdowns.
For Giuseppe Prinzi, the most powerful and effective substance for achieving this goal is enthusiasm, a sort of sacred fury, illumination, revelation, which precedes the inspiration, this force, this state of feverish excitement, he does not want and cannot escape, he lets himself be invaded, pervaded, he feels the sudden, inexplicable urgency, he feels the mania, the restlessness, the urge to act to express himself to sublimate everything in images, in forms, in colors, in signs.
In this incessant and sinuous journey aimlessly, through idealizations, research, culture, skill, technique, feverish inventiveness, conscience and instinct, Giuseppe Prinzi moves aware of the difficulties of the journey in a continuous expressive becoming, passing from the figurative to the abstract, without crystallizations or preconceived clichés, breaking the rules, creating new ones with the aim of breaking them along the way, going beyond the appearance of the sensible.
Note sull’Artista
Nato nel 1962, Giuseppe Prinzi inizia a dipingere da autodidatta a undici anni, quando la madre Angela, accortasi del suo interesse per il disegno, gli regala una cassetta di colori ad olio e dei cartoncini telati. Frequenta l’Istituto d’Arte di Santo Stefano di Camastra (Me), diretto dal professor Ciro Michele Esposito, dove consegue il diploma di Maestro d’Arte nel 1979. Contemporaneamente, segue con molto entusiasmo il corso di pittura per corrispondenza dell’accademia di Roma, in particolare lo studio dell’anatomia e del ritratto. Compie alcuni viaggi a Firenze, Siena e Roma, dove visita gli Uffizi, i Musei Vaticani e la Cappella Sistina; studia dal vero le opere dei grandi maestri del ’400 e del Rinascimento italiano, il suo interesse si concentra su Botticelli, Michelangelo e Leonardo da Vinci.
Nel 1981 consegue il diploma di maturità, discutendo un esame sulle avanguardie del ’900 (Cubismo, Futurismo e Surrealismo).
Nel 1982 fonda, insieme alla moglie Dora, la «Bottega d’Arte Prinzi» e inizia a partecipare a mostre ed esposizioni. Sue opere si trovano in numerose città italiane ed estere.
Percorso Artistico
1974: Mostra di pittura “museo didattico” Santo Stefano di Camastra . 2° premio
1975: Mostra di pittura “museo didattico” Santo Stefano di Camastra . 2° premio
1983: VII Mostra Regionale delle Ceramica. Santo Stefano di Camastra
1984: VIII Mostra Regionale della Ceramica. Santo Stefano di Camastra
1986: Mostra concorso “Amastrata ” città di Mistretta 2° premio
1986: X Mostra Regionale della Ceramica. Santo Stefano di Camastra
1987: XI Biennale della Ceramica Siciliana. Caltagirone
1987: “Mostra Itinerante” Patrocinata dalla Regione Siciliana: New York, Tokio, Singapore, Parigi, Londra, Sidney, Berlino, Hon kong.
1988: Commissione da parte del Patronato Nazionale ACAI, di un grande pannello in maiolica, che verrà donato a Giovanni Paolo II , in occasione della sua visita alla diocesi di Patti e Tindari.
1988: “ Mostra di Pittura e Grafica” Spazio Aperto, Biblioteca comunale Santo Stefano di Camastra
1989: Estemporanea di pittura città di Termini Imerese, Palermo
1990: XIV Mostra Internazionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra
1990: Galleria Arcimboldi, Verona
1991: Mostra di pittura e scultura. Campobello di Licata, Agrigento
1991: XV Mostra Internazionale della Ceramica. Santo Stefano di Camastra
1993: Fine Decorators Dallas, Florida, U.S.A.
1993: Etoile Kaito Choo-Ku Tokio
1994: Kosta Boda Reykiavik, Islanda
1995: Castello Gallego “Mostra di pittura”, Sant’ Agata di Militello
1996: “La Pergola” Ventura BLVD LOS ANGELES, U.S.A.
2004: XXVIII Mostra internazionale della Ceramica, Santo Stefano di Camastra
2004: Realizzazione di opere in ceramica refrattaria e 2 grandi “Murales” in Maiolica, per l’ arredamento di un palazzo Baronale ottocentesco a Sinagra sui monti Nebrodi
2004: Premio “IGOR per la Ricerca Artistica”
2014: Realizza una tavellina per l’Associazione culturale “Il Cielo d’Italia” patrocinata dal Senato della Repubblica, l’opera verrà esposta all’ Expò di Milano nel 2015
2015: XXII Mostra Concorso della Ceramica Mediterranea di Grottaglie
2015: I “ Biennale Stefanese” Palazzo Trabia Santo Stefano di Camastra
2015: EXPO di Milano – Esposizione Giara in refrattario dipinta con volti “Metafisici“
2015: Selezionato dalla giuria Internazionale, per partecipare alla “X Biennale Internazionale d’Arte di Firenze”
2016: Inceramicata stefanese – esposizione pannello di cm. 240 x 240 “ Medusa”
2017: Mostra Trittico in ceramica su legno “Pirandello e le maschere” Palazzo Armao, Santo Stefano di Ca mastra.
2019: Mostra “Pezzi Unici”. Tradizione e sperimentazione Prinzi Art Gallery, Santo Stefano di Camastra.
Collezionisti di opere di Giuseppe Prinzi si trovano a:
Roma, Milano, Firenze, Amsterdam, Berlino, Vienna, Salisburgo, Graz, Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, Mosca, Cracovia, Atene, Malta, New York, Chicago, Dallas, Sidney, Hong Kong, Singapore, Buenos Aires, Filadelfia, Boston, Toronto, Tel Aviv, Tokyo, Osaka, San Pietroburgo, Los Angeles, San Francisco, Houston, Rotterdam, Siviglia, Valencia, Nizza, Lione, Reykjavik, Copenaghen, Stoccolma, Oslo, Helsinki, Johannesburg, Shanghai, Lisbona, Monaco, Kiev .
Su Giuseppe Prinzi hanno scritto, tra gli altri:
Paolo Giansiracusa, Silvio Benedetto, Alessandro Bertirotti, Roberto Conti, Giuseppe Scaffidi Fonti, Chiara Fici, Antonino Morreale, Gianpiero Menniti, Francesco Latteri Scholten, Antonio Scarpello Mingari, Marila Re, Annunziata Fratantoni, Rosario Raffaele, Lucio Volo, Archivio della Ceramica, Pontelandolfonews, Giornale di Sicilia, Gazzetta del Sud, Globusma- gazine, Scrivolibero, Il Cannocchiale, ArteModernafls, Pqlascintilla, WordPress, Artpostmodernist, Agorà, Balarm, Tg24.SKY, Geonews, TN24 Notizie, Palermo 24 H, Wikipedia in 9 lingue internazionali, Everybody wiki, Mater ceramica, Il cielo d’Italia, Enzyklopadiie Marjorie – Peoplepi Wiki, Gyaanipedia Wiki, Wikipedia Pittura Metafisica, Grimmworld.fr Peinture mètaphysique, Wikimedia Commons.
Recensioni
Non ci sono ancora recensioni.