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Enna e il mito di Proserpina

Abitanti circa 28.000, altezza sul livello del mare mt. 931, CAP 94100, pref. telefonico 0935, capoluogo di provincia a 127 Km da Palermo e a 125 km da Taormina.
Centro agricolo e minerario
Da vedere nei dintorni: Calascibetta (a 7 km), paese di montagna da cui si può godere uno splendido panorama.
Pergusa (a 10 km), centro turistico con un piccolo lago con intorno uno spettacolare circuito auto e motociclistico
Piazza Armerina (a 32 km), con la Villa Romana del Casale e i suoi eccezionali mosaici.
Festa di Maria S.S. della Visitazione, 2 luglio

Città fondata dai Siculi con il nome di Henna, di cui si hanno notizie a partire dal VII secolo a.C.

Dei tempi del Neolitico Enna conserva un villaggio, una necropoli e un tempio rinvenuti sui colli attorno al Lago di Pergusa. Sulle colline che circondano l’altura ennese (Capodarso, Juculia, Contrada Rossi) si possono identificare resti di un insediamento di una popolazione indigena.
Durante la dominazione greca, alla polis veniva attribuito il toponimo “Henna”, di probabile origine preindoeuropea.

Rinomata in Sicilia per il tempio e il culto di Demetra, la Cerere dei Romani passò prima sotto l’influenza di Gela, poi di Siracusa e Cartagine, infine di Roma. Durante la prima guerra servile (139 – 132 a.C.) fu governata dallo schiavo siriano Euno.

Dagli Arabi fu ribattezzata Qaṣr Yānī – il Castello di Enna, mentre i Normanni, dopo averla conquistata, le attribuirono il nome di “Castrogiovanni”.

Partecipò alla Guerra dei Vespri contro gli Angioini e riuscì ad essere per qualche tempo un libero comune con forma di governo repubblicana.

Federico II garantì la sua rinascita e Federico III d’Aragona vi abitò con la corte, e qui si fece incoronare Re di Trinacria.  Sotto Federico III di Aragona raggiunse una grande importanza militare ed economica. I suoi privilegi di città demaniale decaddero nel 1409, quando la Sicilia divenne un vicereame spagnolo, tuttavia mantenne una certa importanza economica grazie alla sua produzione agricola, inoltre, nel corso dell’Ottocento divenne un grande centro di produzione e smistamento di zolfo.

Fu sotto il fascismo che riacquistò il nome di Enna e divenne capoluogo di provincia, a spese di Caltagirone e a Piazza Armerina.

E’ il capoluogo più alto d’Italia.
Da visitare: il Castello di Lombardia, costruito da Federico II.

Di ventiquattro torri oggi ne rimangono solo 6.

La torre pisana è il punto panoramico più alto dell’isola e da qui la vista si perde tra campi e casette arroccate.


Il Duomo risalente al 1307, ma ricostruito più volte.
Il Museo Alessi, con il tesoro del Duomo.
In piazza Crispi è possibile ammirare una splendida fontana, un gruppo bronzeo raffigurante il Ratto di Proserpina del Bernini.


Cultura e storia


Sports & Natura

Il territorio ennese conserva da sempre una spiccata tradizione sportiva.

Tra gli impianti sportivi più noti in tutta la Sicilia, spicca l’Autodromo di Pergusa, nel capoluogo, un circuito automobilistico ovale della lunghezza di 4950 m in senso orario che cinge il Lago Pergusa, con 10 curve a destra e 6 a sinistra, e le varianti Piscine, Proserpina, Schumacher e Zagaria, un rettilineo di partenza lungo 300 m, cui si aggiungono 34 box di 80 m² ciascuno ed un paddock ampio 20.000 m².

Sono queste le cifre principali dell’Autodromo di Pergusa, il fiore all’occhiello delle strutture agonistico- motoristiche della Sicilia.

Altre strutture di cui l’Autodromo dispone sono le tribune centrali coperte di 4.000 posti a sedere e quelle su pit-lane, il cinema-arena, le sale stampa, l’eliporto, i bar e gli impianti periferici.

L’autodromo ha avuto l’onore di ospitare, nel 1961, il 2º Gran Premio di Formula 1 dell’anno, che si disputò il 27 agosto; in seguito, si svolsero a Pergusa i Gran Premi di Formula 2 (il Gran Premio di Enna), di Formula 3000, i numerosi campionati nazionali e regionali, i rally annuali e, punto clou, il Ferrari Day del 1997, quando Michael Schumacher diede spettacolo in eurovisione, riuscendo a polarizzare oltre 100.000 appassionati provenienti da numerose regioni d’Italia nel piccolissimo Villaggio Pergusa.

Sono inoltre diversi gli impianti ordinari che servono le più disparate attività sportive, che si accentrano ad Enna e nei centri più grossi o più distanti dal capoluogo.

Anche le risorse lacustri sono sfruttate per rilevanti attività sportive; importanti attività acquatiche infatti si svolgono nei laghi Nicoletti e Pozzillo, due dighe che, per le loro caratteristiche, come la grandezza e la versatilità, fanno della provincia il leader regionale per l’intensità e la qualità delle gare di sci nautico, canoa, surf e altri sport lacustri, oltre alla pesca praticabile sulle rive di una decina di invasi. Si svolgono regolarmente sul Nicoletti e sul Pozzillo raduni e campionati regionale in varie attività acquatiche.


Gastronomia

La cucina tipica di questi territori è costituita da piatti semplici che si rifanno all’attività agricola, pastorale e contadina più antica della Sicilia. Qui è caratteristico il delicato maccu di fave secche condito semplicemente con finocchietto selvatico e olio extravergine d’oliva.

Anche la paniccia o frascàtula ennese è un piatto povero ma nutriente, ottenuto con una polenta di grano duro arricchita di verdure di stagione, pancetta (o lardo) e profumato con olio d’oliva.

L’origine di frascàtula sembra derivi dal francese flasque (molle, flaccido), nome che in Sicilia ha anche altri significati.


Tradizioni

Il mito dell’origine delle stagioni

Il lago di Pergusa rappresenta un ambiente di notevole interesse naturalistico che ha stimolato, fin dalle epoche più remote, la fantasia di scrittori d’ogni tempo: da Claudiano, Ovidio, Cicerone, Livio e Diodoro Siculo al poeta inglese John Milton e molti altri.

Nel mondo classico fu celebrato da alcuni di loro “Il ratto di Proserpina”, uno degli episodi mitologici più affascinanti, che a Pergusa si sarebbe svolto nella notte dei tempi.

La leggenda narra di Proserpina, figlia di Cerere, che, mentre raccoglieva fiori nei pressi del Lago, fu rapita dal dio degli Inferi, Plutone, e fatta sua sposa. Cerere la cercò in lungo e largo per nove giorni; la dea della Fertilità trascurò così il suo dovere e le messi cominciarono a venir meno.

Il decimo giorno, Giove, preoccupato per la carestia cui poteva essere soggetto il genere umano, fece svelare a Cerere il luogo dove l’amata figlia era stata violentemente trascinata; inoltre, in seguito alle disperate suppliche della madre, il padre degli dei acconsentì che madre e figlia potessero vivere insieme, ma solo per un periodo dell’anno (secondo il mito omerico, Proserpina ritornava sulla terra, al fianco della madre, per sei mesi l’anno, mentre per i restanti sei tornava nell’Ade assieme al marito; il mito orfico, invece, ci racconta di quattro mesi trascorsi nel regno dei morti e di otto nel regno dei vivi).

Cerere accettò la decisione, ma anche lei emanò una sentenza: quando il suo sguardo fosse stato lontano dall’amata figlia, il sorriso avesse abbandonato le sue labbra e la tristezza riempito il suo cuore, allora la stessa sorte sarebbe toccata alla terra, dando così origine all’autunno ed all’inverno; col ritorno di Proserpina, invece, anche la terra avrebbe esultato della sua presenza, la vegetazione e la fertilità sarebbero riapparsi, sarebbero sbocciati così i fiori, gli uccelli sarebbero tornati ai loro nidi, gli alberi avrebbero dato i loro frutti e gli uomini avrebbero giovato di tale ricchezza, dando origine, in tal modo, alla primavera ed all’estate.


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