Una storia millenaria: i Loffredo al seguito dei Normanni
I Loffredo, antica famiglia arrivata in Italia al seguito dei Normanni, devono la loro origine a un Goffredo o Loffredo conte di Montescaglioso, testimone in un atto stipulato tra Ruggero II Re di Sicilia e il Papa Anacleto II.
Goffredo avrà due figli: Loffredo, secondo conte di Montescaglioso, e Roberto. Nel XIII secolo, i figli di Loffredo II, Roberto ed Enrico, si trasferiscono a Napoli, dove si aggregano al patriziato locale del Seggio di Capuana.
Proprio da Enrico Loffredo prende origine il ramo genealogico accertabile e da questi discendono Sigismondo, principe di Cardito, Mugnano e Monteforte, senza eredi maschi, e un altro Sigismondo, barone di Grotteria, anch’egli senza figli. Quest’ultimo, comandante d’armata al seguito di Don Giovanni d’Austria, per primo si reca a Messina ed è ascritto alla nobiltà locale.
La dinastia Loffredo impiantata in Messina
C’è un filo conduttore che lega le nove generazioni delle famiglie Loffredo e Pulejo: l’attaccamento alla città dello Stretto, la straordinaria capacità di cogliere tutte le opportunità che la storia presenta loro e di superarne tutte le fasi critiche.
Il cavese Ottavio entra in affari con i mercanti messinesi dopo la rivolta del 1674-78, il figlio Matteo si lega all’aristocrazia messinese dopo il terremoto del 1693, il nipote Giacomo supera ingegnosamente le difficoltà create dalla pestilenza del 1743 e Silvestro I quelle legate al terremoto del 1783, Silvestro II coltiva le istanze liberali seguite alle rivoluzioni del 1847-48, Gaetano I si integra perfettamente nel contesto politico-sociale creatosi dopo l’unità d’Italia, Gaetano II vive e supera il fallimento del liberalismo fino al terremoto del 1908, la figlia Maria Emanuela le guerre e il fascismo, Silvestro III tutte le vicende dall’Armistizio di Cassibile fino ad oggi.
Dal commercio dei panni di lana nel ’600, al Marchesato nel ’700, ai Molini Gazzi nell’800 e alla Gazzetta del Sud nel ’900, tutti sogni impossibili senza il sostegno economico dei Loffredo, dai rapporti, anche di parentela, con l’aristocrazia siciliana dei principi di Butera, dei Moncada e dei Lanza, all’apertura con il mondo borghese, dall’unico palazzo al Teatro Marittimo ai quasi duecento palazzi e case prima del terremoto del 1908, tra battaglie a volte burrascose che coinvolgono personaggi del calibro di Padre Annibale di Francia e del ministro Finocchiaro Aprile, e processi in cui emergono le storiche figure di due principi del foro: il torinese Enrico Ferri e il messinese Ludovico Fulci.
Gli stretti rapporti con i Borbone, il grande senso degli affari e le politiche matrimoniali, portano questo tenace gruppo familiare a insediarsi su tutto il territorio nazionale: da Cava dei Tirreni a Napoli, Messina, Siracusa, Roma. A Messina e provincia godono della produttività di vari feudi, dalla fascia ionica (Kaggi, Mongiuffi, Melia, già feudi dei parenti Corvaja; Alì Terme, per aggiudicazione immobiliare, Pistunina, Gazzi e Portalegni, acquistati insieme ai parenti Pulejo), alla fascia tirrenica (Barcellona-Castroreale, per aggiudicazione immobiliare, le tonnare di Patti e S. Giorgio e il castello di Longi per parentela con i Calcagno-D’Amico, duchi d’Ossada).
Il tutto nello scenario del Regno delle Due Sicilie, tra gli ultimi “gattopardi”, l’avvento dei liberali alla conquista di porzioni di ex-feudi, la corsa verso un governo il più possibilmente laico, gli ideali del socialismo e della distribuzione delle terre ai contadini.
Tutte fasi difficili della nostra storia, affrontate e superate con abilità ed ingegno dalla famiglia Loffredo, con azioni e risultati, come si può evincere da questa breve pubblicazione, sempre legati ad innovazioni e cambiamenti che hanno anticipato gli eventi epocali.
L’acquisto del Marchesato di Cassibile
Infine Cassibile (Sr) e la sua incredibile storia ruotante intorno a quel gigantesco patrimonio naturale che è il fiume Kakiparys: dagli insediamenti preistorici alla tirannide bizantina, dalle incursioni arabe all’infeudazione normanna, dai sistemi d’irrigazione arabi alla prima centrale idroelettrica italiana, da sede di accampamenti militari dai tempi dei bizantini a sede all’armistizio alleato del 1943, da colonia romana a centro agricolo, da lembo di terra fertilissima, chiamata dai bizantini Sikelia, a meta del ceto bracciantile negli ultimi due secoli di storia della nostra Sicilia.
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