Palermo e la sua Conca d’Oro, la seconda Baghdad
Abitanti circa 702.000, altezza sul livello del mare mt. 14, CAP 90100, pref. telefonico 091, capoluogo di provincia e della Sicilia a 260 km da Taormina.
Aereoporto di Cinisi-Punta Raisi a km 31, tel. 091-591665
* Servizio traghetti auto per Ustica, Cagliari, Napoli, Genova, Livorno, Tunisi
* Servizio di Aliscafi per Ustica
Da vedere nei dintorni: Mondello (a 11 km), stazione balneare, suggestiva per le belle ville liberty; Monte Pellegrino con il Santuario di Santa Rosalia del 1624, meta di pellegrinaggio.
Festeggiamenti per Santa Rosalia: sfilata dei carri e processione della vara (15 luglio e 4 settembre)
La Ziz (fiore) dei Fenici, diviene la Panormus (tutto porto) dei Greci.
Dopo la prima guerra punica passa dalle mani cartaginesi a quelle romane (254-253 a.C.). E’ una colonia sotto l’imperatore romano Augusto.
Raggiunge grande splendore sotto la dominazione araba: diventa emirato ed accoglie circa 300 moschee (dalle alture dell’interno si potevano ammirare le cupole rosse immerse nel verde della Conca d’Oro, come racconta un cronista arabo dell’epoca che l’appellò “seconda Baghdad”).
Nel 1072 diviene normanna con la sua conquista ad opera di Ruggero d’Altavilla. Il figlio Ruggero II la eleva a capitale del Regno di Sicilia e il nipote Federico II Hohenstaufen la incorona capitale culturale del Mediterraneo, creando la prima Scuola Siciliana.
Nelle mani degli Angioini attraversa una fase di decadenza, in seguito allo spostamento della capitale del regno a Napoli. Per il malgoverno la popolazione insorge nella guerra del Vespro (pasqua 1282) e affida il comando del regno al re d’Aragona Pietro III, genero dell’ultimo re svevo Manfredi.
Alla fine del regno dei due Martini, la dinastia d’Aragona passa la corona di Sicilia a Ferdinando di Castiglia, nipote di Martino II, determinando così la fine dell’età della monarchia indipendente.
Nel corso della sua storia, Palermo cercherà sempre l’indipendenza e il ruolo di capitale. Ricordiamo, infatti, dopo il tentativo della Repubblica Partenopea, in cui tornò ad essere capitale, la fuga del re Ferdinando a Napoli e l’imposizione della costituzione ai Borboni (1812).
L’autonomia siciliana, però, durò pochissimo: la costituzione venne soppressa e la Sicilia divenne parte del Regno delle Due Sicilie l’8 dicembre del 1816.
Da questa data in poi si annoverano numerosi tentativi di insurrezione contro il governo borbonico per la restaurazione dei privilegi baronali.
Il 27 maggio 1860 la città si consegna a Garibaldi e con il plebiscito del 21 ottobre entra nel regno d’Italia, insieme al resto della Sicilia.
ITINERARI – Architetture normanne:
- la Chiesa della Martorana (opera di Giorgio di Antiochia, ammiraglio di Ruggero II), di epoca normanna, presenta stupendi mosaici;
- S. Cataldo, con cupole rosse in stile arabo e pavimenti a mosaici;
- Palazzo dei Normanni, attuale sede del governo regionale;
- La Cuba e la Zisa.
- Museo Archeologico Mormino (tel. 091-6259519)
- Galleria Regionale Siciliana in Palazzo Abatellis (tel.091-6164317)
- Museo Etnografico Pitrè (tel.091-6711050), presso la palazzina cinese del parco della Favorita
- Museo diocesano (tel.091-583442)
- Museo del Tesoro della Cattedrale (tel. 091-334373)
- Museo del Risorgimento (091-582774)
Cultura e storia
La città di Palermo si espande lungo tutta la linea costiera dell’omonimo golfo: il centro storico attraverso l’antico porto della Cala e la passeggiata del Foro Italico, si apre ancora sul mare.
La storia di Palermo è stata sempre intimamente legata a quella del suo porto; la città probabilmente deve il suo nome al greco “Panormus” che significa ‘tutto porto’; l’antica città sorgeva infatti ai margini di un’ampia conca ricca di corsi d’acqua alle cui foci i primi coloni trovarono facili approdi.
Già nell’XI secolo a.C. i Fenici avevano creato un emporio, utilizzato per scambi commerciali con le popolazioni locali.
Sotto i Greci e successivamente i Romani e i Bizantini, Palermo venne sottovalutata, difesa e mantenuta solo per il suo valore strategico al centro del Mediterraneo.
Conquistata dagli Arabi nell’831 d.C., divenne una delle città più importanti del mondo islamico.
Passata ai Normanni, Palermo conobbe un lungo periodo di sviluppo e benessere, la città, al centro di un’intensa attività portuale, fu arricchita di numerosi edifici nei quali sono evidenti i contributi dell’arte bizantina, araba e normanna.
Sotto Federico di Svevia fu soprattutto un centro di scienze ed arti.
La breve parentesi del governo angioino, terminato con la rivolta dei Vespri Siciliani alla fine del XIII secolo, fu seguita dal governo aragonese durante il quale Palermo tornò a fiorire.
Fu con il successivo arrivo degli Spagnoli, che si protrasse fino al XVIII secolo, che la città assunse l’aspetto urbanistico barocco che è ancora possibile vedere in alcune zone della città ed in particolare nella centrale Via Maqueda.
Con l’800 ebbe inizio un grande sviluppo dei traffici marittimi, nel 1839 il porto assunse un ruolo di prestigio a livelli internazionali.
Sulla fine del XIX secolo le vicende del porto sono strettamente legate al sorgere di una nuova classe imprenditoriale ed armatoriale che portò al suo ammodernamento e potenziamento; con i Florio (nota famiglia industriale), presso il molo settentrionale, nasce uno tra i più funzionali ed attrezzati cantieri navali di tutta Europa.
Contemporaneamente, si assiste a un grande sviluppo dell’edilizia monumentale e celebrativa; alla fine dell’Ottocento Ernesto Basile, massimo rappresentante dello stile liberty locale, riesce a coniugare le tendenze moderniste in atto in tutta Europa alla tradizione siciliana medievale.
Lo sviluppo in grande metropoli è successivo alla seconda guerra mondiale. I bombardamenti avevano lasciato un porto con moli e banchine distrutte; iniziano così lavori di ricostruzione e riammodernamento che portano alla creazione di un moderno scalo funzionale tra i primi in Italia, con buoni fondali, ormeggi sicuri, spazi ed aree per la sosta merci, strutture di stoccaggio, varie gru per la movimentazione di merci ed un importante terminal contenitori.
Sports & Natura
Palermo è dotata di una serie di parchi e ville di notevole interesse botanico e storico-culturale, dove è possibile anche praticare sport all’aria aperta: – Città dei Ragazzi – Ludoteca Viale Duca degli Abruzzi 1 – Tel. 091 6714373
Ingresso libero Maggio/Novembre: mar./dom. 10.00-20.00 – dom. e festivi 9.00-13.30 Chiuso il lunedì e da Novembre a Aprile. Aperto anche per le festività natalizie.
– Foro Umberto I o Italico Tra via Lincoln e Porta Felice lato mare.
Luogo ideale per gli sport all’aria aperta e il relax.
– Giardino Inglese (1851-53) Viale della Libertà – Info 091 7025471 Giardino pubblico e parco giochi per bambini – Ingresso libero mar./sab. 9.00-19.00 – dom. e festivi 9.00-13.30 Chiuso il lunedì escluso se festivo.
– Orto Botanico (1785-95) Curato dall’Università di Palermo, è un esempio unico di storia della botanica con le sue piante acquatiche, carnivore, i ficus, le palme nonchè le sue imponenti architetture. Via Lincoln 2a – Tel. 800 903631
– Parco della Favorita e riserva naturale di Monte Pellegrino (1799) Il più grande parco urbano d’Italia per estensione, possiede aree attrezzate per lo svago di grandi e piccoli. Ingresso libero (entrate da: Piazza Leoni – Piazza Gen. Cascino – Palazzina Cinese – Mondello) E’ possibile organizzare visite guidate, con l’ausilio dei Rangers: tel. 091 6716066
– Parco d’Orleans (1797)
Giardino e piccolo zoo – Tel. 091 6965038
– Parco Ornitologico di Villa d’Orleans – Ingresso gratuito solo se accompagnati da bambini.
– Villa Bonanno (1905) Piazza della Vittoria antistante il Palazzo dei Normanni
All’interno della villa si posso visitare alcuni resti di case romane del I secolo d.C. circa.
– Villa Garibaldi (1864-66) Piazza Marina – Giardino pubblico e ludoteca
lun./dom. 8.00-18.00
– Villa Giulia
Via Lincoln, angolo Foro Italico
Aperta dall’alba al tramonto (8.00-20.00)
Opere d’arte, giardini e aree verdi attrezzate per i bambini.
– Villa Malfitano e giardino (1885)
Via Dante. E’ possibile prenotare per visite guidate: tel 091 6816133
– Villa Niscemi (1600)
Piazza Niscemi – Tel. 091 7404828 – 091 7404859
E’ sede di rappresentanza del Comune
Ha un parco interno (visitabile sempre dalle ore 9.00 al tramonto)
– Villa Sofia (1860)
Edificio oggi adibito a Ospedale
Gli interni sono visitabili solo parzialmente, mentre il parco e il giardino sono sempre aperti al pubblico.
– Villa Trabia e parco (1700) Via Salinas – Info 091 7405905 Giardino pubblico con fontane e statue in stile liberty lun./dom. 8.00-18.00
Vita notturna
La vita notturna palermitana è all’insegna dell’incontro tra comitive di amici tra le belle vie della città, magari sorseggiando delle fresche bevande accompagnate da piccoli assaggi della tradizionale rosticceria palermitana.
Non poteva mancare il movimento nella zona storica della Vuccirìa: fra Piazza Caracciolo e Piazza Garraffello si mettono a confronto spettacoli musicali di diverso livello e genere (dal rap al reggae).
Se siete amanti della confusione e delle serate spumeggianti, recatevi alla Kalsa, lo storico quartiere il cui cuore pulsante è piazza della Magione: qui, in mezzo a una grande area verde, si susseguono con regolarità eventi, concerti e grandi bevute di birra.
Una zona tranquilla, dove si può respirare la brezza che spira dal mare vicino affrontando lunghe passeggiate, ricca di locali e di ristoranti, è Piazza Marina. A pochi passi dalla Magione.
Se siete in zona Teatro Massimo, recatevi presso la Champagneria, qui non farete fatica a trovare il locale giusto per voi, che vogliate prendere un caffè o un martini dry, una pizza o un panino con le panelle.
A pochi passi da qui, potrete infilarvi in via dei Candelai, presso via Maqueda nel quartiere denominato Seralcadio o Mandamento Monte di Pietà. E’ un posto frequentato da diverse etnie che proprio qui hanno preso la loro residenza fissa.
Infine, non dimenticatevi di un’altra zona calda del capoluogo siciliano: Piazza Politeama e via Ruggero Settimo, qui il viavai serale è intenso e i locali (soprattutto pasticcerie) soddisfano tutte le voglie del palato.
Gastronomia
I piatti della cucina palermitana sono gustosi e speziati e si rifanno alla cultura gastronomica araba che nella Sicilia occidentale ha lasciato un segno profondo.
Avremo modo di parlare dei famosi cannoli e della cassata, della succulenta pasta con le sarde, perciò, in questa sede, vorrei parlare dei prodotti agroalimentari.
Gli agrumi, in quello che resta oggi della Conca d’Oro, nei giardini intorno Bagheria e Trabia, oppure ad ovest di Palermo nei dintorni di Carini, e il mandarino tardivo di Ciaculli, la cui produzione è stata incrementata negli ultimi tempi, sono le produzioni eccellenti palermitane.
Dalle produzioni ortive della costa, si passa a quelle estensive di ciò che resta dei latifondi della nobiltà baronale siciliana: cereali e pascoli. Innumerevoli le produzioni agroalimentari, un elenco non potrà mai essere esaustivo.
Se si comincia dal Parco delle Madonie, la prima cosa che viene alla mente è la Manna. Prodotto evocativo come nessun altro, si produce solo nei boschi di frassino di Castelbuono e Pollina, e in nessuna altra parte di Italia. Suggestiva la raccolta: si incide la corteccia del frassino e la linfa che cola viene fatta essiccare all’aria, per ottenere a fine procedimento dei bastoncini candidi dalle proprietà lassative e dal potere dolcificante.
Tra i legumi di queste zone è da ricordare il Fagiolo badda di Polizzi, prodotto antico che stava per uscire fuori dalla produzione agricola.
Notevole la produzione di formaggi, a cominciare dalla Provola delle Madonie, un formaggio a latte vaccino e pasta filata, dalla caratteristica forma a pera.
Altro formaggio tradizionale è il Caciocavallo palermitano, anche questo a pasta filata e latte vaccino, di forma rettangolare.
Rinomata la ricotta di pecora, da consumare fresca oppure in pasticceria, dove trova impiego soprattutto per fare i cannoli e le stupende cassate siciliane, sintesi eccellente delle tradizioni gastronomiche dei popoli che hanno lasciato il segno in Sicilia.
Infine, il formaggio che non manca mai sulle tavole dei siciliani: il Pecorino DOP, consumato sia fresco senza sale, che in diverse stagionature. Probabilmente questo formaggio è il più antico dell’isola ed è citato nell’Odissea, quando Ulisse narra al gigante Polifemo delle sue greggi e descrive il suo modo di fare il formaggio.
Gli uliveti sono molto diffusi, varie le tipologie: Biancolilla, Cerasuola e Ogliarola messinese della DOP “Olio extravergine di oliva Val di Mazara”, il cui territorio ricade in tutta la provincia di Palermo e in alcuni comuni di quella di Agrigento. Dal caratteristico sentore fruttato che a volte richiama la mandorla, ha un retrogusto dolce.
I vigneti sono estesi soprattutto nei territori a DOC di Monreale e Contessa Entellina, andando verso la Valle del Belice. Un’altra zona a DOC è la Contea di Sclafani, al confluire delle province di Palermo, Agrigento e Caltanissetta.
Fiorente l’industria ittica, soprattutto per le conserve di tonno sott’olio e acciughe salate.
Per finire, nell’isola di Ustica si producono le minuscole e saporitissime lenticchie.
Tradizioni
La Vuccirìa è uno dei mercati più antichi di Palermo. Il nome deriva da Bucceria nome che a sua volta ha origini nel termine francese boucherie che significa macelleria. Anticamente era chiamato la Vucciria grande per distinguerlo dai mercati minori.
Vuccirìa, in siciliano, è sinonimo di confusione, per via del sovrapporsi delle voci e delle grida dei venditori (abbanniati) che hanno sempre caratterizzato il mercato. In epoca angioina nella Bucceria si trovava il macello ed il mercato era adibito principalmente alla vendita delle carni. Successivamente divenne un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura.
Il termine Ucciria o Vucciria per indicare la macelleria fu successivamente sostituito da chianca ( e macellaio da ucceri a chiancheri), termine di ascendenza napoletana, proveniente dalla parola latina planca, che indica il ceppo di legno su cui era effettuata la macellazione.
Di conseguenza la parola Ucciria è divenuta un toponomastico. Con l’arrivo degli Spagnoli, fu introdotta la parola carnezzeria, che oggi è un termine dell’italiano regionale di Sicilia.
La Vucciria ci da la possibilità di parlare del particolare rapporto della città di Palermo con l’acqua. L’amore per i giardini e i giochi d’acqua è sicuramente da attribuire alla presenza araba, ma, anche successivamente, Normanni, Svevi, Aragonesi e Spagnoli s’impegnarono per dotare la cittadina marinara di fontane per l’approvvigionamento dell’acqua e per il piacere estetico e musicale.
La fontana del Garraffo
Nel 1483 i mercanti stranieri ormai assimilati ai palermitani, riconoscenti verso la città che li aveva accolti, vollero adornare la piazzetta del Garraffo con una fontana abbellita dalla statua del Genio di Palermo, l’antico protettore della città, opera di Pietro di Bonitate, assistente e socio dello scultore e architetto rinascimentale Francesco Laurana.
Quest’opera, collocata al centro della piazza del Mercato della Vucciria, fu reinterpretata dallo scultore Gioacchino Vitagliano nel 1698 e la fontana del Garraffo acquistò il suo odierno aspetto barocco. Il suo nome deriva dall’arabo gharraf e significa “abbondante d’acqua”. Sempre nel 1698, la statua del Genio, in occasione della collocazione della nuova fontana, venne collocata in una edicola muraria.
Nel 1783 il viceré Domenico Caracciolo decise di cambiare l’aspetto della cittadina siciliana, in particolare della sua piazza principale che fu chiamata proprio col suo nome. Intorno alla piazza vennero costruiti dei portici per ospitare i banchi di vendita e al centro fu sistemata la famosa fontana.
Nel 1862 la fontana fu trasportata in Piazza Marina e, da allora, il Genio del Garraffo, il simbolo della città di Palermo entrò in stato di abbandono e degrado. Oggi, grazie a un intervento di restauro, gode di buona salute, collocata all’interno di un verdeggiante giardino.
Fontana di Piazza Pretoria
Altra importante fontana palermitana è la Fontana Pretoria. Realizzata a Firenze da Francesco Camilliani, fu acquistata dal pretore palermitano Giovanni Villaraut, barone di Prizzi, smontata in qualche centinaio di pezzi, trasferita e rimontata a Palermo davanti al Palazzo Pretorio nel 1573. Già da allora diventava il simbolo della ricchezza e del potere raggiunto da Palermo in virtù delle sue attività commerciali.