Abitanti circa 52.000, altezza sul livello del mare mt. 230, CAP 92100, pref. telefonico 0922, capoluogo di provincia a 135 Km da Palermo e 208 km da Taormina.
* Servizio navi-traghetto da Porto Empedocle per Linosa e Lampedusa
Centro archeologico di grande interesse.
Da vedere nei dintorni: S. Leone Bagni (a 7 km), centro balneare con spiaggia.
Antica città greca dal nome originario Akragas, fondata nel 581 a.C. dai Rodii di Gela. Conquista l’indipendenza da Gela nel 570 a.C., ad opera di Falaride. Nella battaglia di Imera, si allea con Siracusa e sconfigge i Cartaginesi. Attraversa il dominio romano e bizantino, per approdare a quello arabo nel IX secolo. Gli Arabi abbandonarono la città antica e la ricostruirono su un sito collinare, chiamandola Gergent (Girgenti).
I Normanni la conquistarono nel 1087 e vi fondarono una diocesi.
ITINERARI MONUMENTALI – Città archeologica per eccellenza, Agrigento conserva i resti di svariati templi dedicati a Giunone Lacinia, alla Concordia, a Ercole, a Esculapio, a Castore e Polluce, a Giove Olimpico.
Il Santuario rupestre di Demetra è, invece, precedente alla colonizzazione greca ed è interamente scavato nella roccia.
Da visitare anche la Villa Aurea, con l’annessa necropoli.
Numerosi reperti archeologici sono conservati presso il Museo Archeologico Regionale.
Il Museo Diocesano d’Arte Sacra e il Museo Civico accolgono elementi di arte medievale.
Cultura e storia
L’antica Akragas venne fondata dai coloni Rodii e Cretesi provenienti da Gela, in breve divenne una delle più importanti città della Magna Grecia per bellezze architettoniche, ricchezza e popolazione.
Conquistata dai romani nel III secolo a.C., fu riedificata dagli Arabi sulla collina attuale. La pianta della città ha ancora una conformazione tipicamente araba, con vie strette e piazzette per il ristoro, tutti puntati sulla via principale della città: via Atenea. Proprio qui è possibile trovare chiese barocche con statue realizzate dal famoso scultore Giacomo Serpotta.
E’ conosciuta anche come la città siciliana letteraria per eccellenza, avendo dato i natali a scrittori del calibro di Luigi Pirandello, Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Andrea Camilleri.
TEATRO LUIGI PIRANDELLO – E’ il teatro comunale di Agrigento, sorto nel 1870, cui si accede tramite il chiostro del Palazzo dei Giganti (si parla di me!:). Originariamente intitolato alla Regina Margherita, poi a Luigi Pirandello per celebrare il X anniversario della morte del letterato siciliano premiato con un Nobel.
Il sipario originario (oggi perduto per incuria) fu dipinto da un pittore messinese, Luigi Queriau, e rappresentava l’atleta akragantino Esseneto che ritorna vincitore da Elea.
Nel 2007 il sipario è stato ridipinto sull’esempio dell’originale a cura del produttore agrigentino Francesco Bellomo.
Il progetto appartiene all’architetto agrigentino Dionisio Sciascia sostenuto dal valente e più famoso collega Giambattista Basile.
Sports & Natura
Se vuoi trascorrere delle ore in totale pace e rilassatezza, vai a Villa Bonfiglio, nel cuore del Viale della Vittoria. La villa è dotata di ampi spazi verdi da percorrere rigorosamente a piedi e di una pista di pattinaggio.
Se hai ancora voglia di scarpinare, recati presso l’Area Naturale ed Archeologica della Rupe Atenea, gira all’interno del Parco archeologico della Valle dei templi, entra nel Giardino della kolimbetra, fai un tuffo nella zona di San Leone, ammira le meraglie della natura nascoste presso il Giardino botanico (comprensivo del museo di storia naturale Empedocle) e l’Orto di Goethe.
Vita notturna
Per trascorrere un’allegra serata fra amici, chiacchierando e ballando fino al mattino, magari in riva al mare, magari davanti a un cocktail, magari accompagnati dalla musica di un piano bar, consigliamo San Leone, un bel lido balneare frequentabile anche nelle ore notturne.
Il lido è un posto adatto a tutti, attrezzato per i bimbi e provvisto di un porticciolo turistico. La sabbia è finissima, le spiagge sono libere e, se si ha voglia di una sana passeggiata di fronte al mare, basta percorrere il bel lungomare “Falcone e Borsellino”.
Gastronomia
La cucina di Agrigento e della sua provincia è piena di sapori vari, probabilmente legati al vasto territorio che unisce il mare delle Isole Pelagie ai Monti Sicani. Di conseguenza, si consuma indifferentemente pesce, carne e verdure, con qualche preferenza verso queste ultime due nelle zone più interne, dove è rimasta più viva e meno contaminata la cucina di tradizione ellenistica.
Piatti tipici del territorio costiero e isolano:
- Minestra di seppie (Siculiana Marina)
- Polpette di sarde (Licata)
- Sogliola alla saccense (Sciacca)
- Spaghetti all’isolotto e il dentice al forno con brodo di carne (Lampedusa)
Piatti tipici del territorio interno e montano:
- Cavatelli all’agrigentina (Agrigento)
- Il Macco di fave (Raffadali)
- La ‘mpignulata (Grotte)
- La stigghiola (Racalmuto)
- Pasta con i carciofi (Menfi)
- Pasta con fave e ricotta (Montevago)
- Pasta di San Giuseppe (Ribera)
- “U pitaggiu” (stufato di fave, piselli, carciofi a Castrofilippo)
- Tangano di Aragona (Aragona).
Tradizioni
La Sagra del Mandorlo in Fiore è una festa popolare della città di Agrigento, periodicamente collocata nella prima settimana del mese di febbraio. La festa celebra, con il fiorire dei fiori del mandorlo, l’anticipo della primavera con il ritorno al lavoro dei campi e la ripresa delle attività contadine.
Durante la settimana, alcuni gruppi folkloristici provenienti da tutta la Sicilia sfilano con i carretti e le bande musicali dalla città alla Valle dei Templi, dove una fiaccola dell’amicizia viene accesa davanti al tempio della Concordia. Alla fine delle esibizioni, il gruppo più meritevole per fantasia e bravura viene premiato davanti al tempio di Ercole con l’assegnazione di una piccola riproduzione del tempio di Castore e Polluce, i due eroici gemelli figli di Zeus e di Leda.
Non poteva mancare un riferimento mitologico alla base di questa splendida festa: il mito racconta delle origini della fioritura del mandorlo, legata alla triste storia d’amore di Acamante e Fillide.
Acamante combatté nella guerra di Troia dalla parte degli Achei, abbandonando l’amata per più di dieci anni, ovvero per la durata dell’assalto alla città imprendibile. Fillide diede dimostrazione di grande fedeltà e amore, attendendo il suo ritorno, ma quando si accorse che i compagni dell’amato facevano ritorno a casa, credette fosse deceduto in battaglia e ne morì per la disperazione. In realtà, Acamante tardò per un imprevisto nel suo percorso di navigazione verso la madrepatria e, quando finalmente vi approdò, seppe che la sua amata era passata a miglior vita e che la dea Atena, sconvolta dalla sua ingiusta morte, l’aveva tramutata in un albero di mandorlo. A questa notizia, corse ad abbracciare l’albero, che, a quel felice contatto, fece sbocciare tutti i suoi fiori.
Non mancano le degustazioni gastronomiche a base di mandorle per tutta la durata della celebrazione.