Chi si avvia per la prima volta alla pratica genitoriale ha spesso grandi dubbi circa l’educazione dei propri figli e trova difficoltà a capire quanto certe frasi o certi atteggiamenti possano incidere sul loro benessere, sul loro umore e sulla loro costruzione psicologica della personalità.
I genitori cercano riferimenti educativi certi e di grande valore per i propri figli, molte volte le trovano nei nonni (che, sebbene portino avanti criteri e meccanismi ormai datati, a volte si presentano efficaci), altre volte presso amici che hanno già vissuto la stessa esperienza o tramite la lettura di libri specializzati. Insomma, la natura dei consigli che arrivano da ogni parte è così varia e contrastante, che invita a fare di testa propria.
Cosa fare?
Come si può essere, dunque, genitori più consapevoli delle conseguenze delle nostre parole, delle nostre azioni e delle nostre convinzioni? E se tutte quelle negazioni che i genitori fanno giornalmente fossero compromettenti per il carattere dei nostri figli? Potrebbero diventare troppo insicuri o, al contrario, pericolosamente spavaldi?
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, cominciamo da casi pratici. Pensate a un bambino di 2-4 anni che viene continuamente sollecitato su questi argomenti:
- salutare i nonni o parenti o amici a comando;
- non toccare tutto ciò che è sporco;
- non mettere in bocca tutto ciò che si trovi per terra;
- invitarlo a dormire;
- rimproveri con imprecazioni in direzione del bimbo.
In queste occasioni, penso, ci siamo trovati in molti. Dovrebbero essere le volte in cui abbiamo alzato la voce, impartito un comando, ci siamo arrabbiati profondamente senza essere ascoltati. Il problema principale è… che CI SIAMO DIMENTICATI DI QUANDO ERAVAMO PICCOLI. Il bambino, infatti, ha bisogni emotivi ed affettivi che molto spesso trascuriamo o non riusciamo a cogliere nella frenesia della vita adulta e moderna. Eppure, sappiamo che la serenità e la compostezza sono fondamentali per la sua crescita personale e che l’obiettivo di tutti i genitori è quello di crescere figli felici e sicuri di sè.
Concentrarsi sulle piccole cose
Per far questo, dobbiamo guardare alle piccole cose, trascurando del tutto le arrabbiature, le punizioni di qualsiasi genere ovvero tutto ciò che possa tradire la sensibilità dei nostri bimbi al punto tale da far alzare loro una barriera di difesa da noi e dal mondo degli adulti in generale.
Avete notato come, dopo qualche tempo da un aspro rimprovero, i bimbi comincino a manifestare un atteggiamento diverso dal solito, magari violento o semplicemente ribelle (non ascolta ciò che dite) o depresso? Forse, dopo una serie infinita di rimproveri, qualche genitore si ritroverà con un figlio che pratica le buone maniere, risponde a tono, stringe la mano a tutti e saluta garbatamente. Ma siete sicuri che quello sia il suo vero volto? Volete figli-caporali infelici o figli-uomini felici?
Infine, come dovrebbe sentirsi una persona che si sente ripetere spesso: non fare questo, non fare quell’altro, non sei capace, sei ancora troppo piccolo per… ecc ecc? Con questo atteggiamento, non si fa altro che creare muri intorno al bimbo, muri che gli impediranno di crescere come dovrebbe o di guardare oltre e con una visione più aperta il mondo che gli gira intorno.
Dicevamo delle piccole cose. Partiamo dai saluti: quanto credete che importi a un bimbo salutare delle persone che si vedono molto spesso? Salutare solo come atto di ossequio è qualcosa di offensivo per chiunque. Un bimbo di 2-4 anni è già abbastanza intelligente per capire che salutare continuamente può sembrare un po’ ridicolo, forse eccessivo. Perciò, non costringetelo a farlo: se lo vorrà fare da sè, bene. Altrimenti, non muore nessuno: un adulto sa bene di poterne fare a meno. L’educazione non sta certo concentrata nel saluto, sta nell’atteggiamento del genitore. Se, infatti, il genitore saluterà ogni volta che si congeda da qualcuno, state pur certi che anche il figlio farà altrettanto prima o poi, senza alcun bisogno di essere esortato o, peggio, rimproverato.
Non toccare!
Altro caso di ciclicità giornaliera: – non toccare niente che è tutto sporco! Quante volte lo sentiamo… Il bambino che raccoglie oggetti per terra non conosce la loro storia (come noi), lo fa perchè vede cose che lo attraggono. Portiamo sempre con noi qualche oggetto di sicuro interesse per il nostro bimbo quando viaggiamo o quando siamo in strada, lo distrarremo da altre (sporche) tentazioni. I bambini sono delle grandi spugne con un’intelligenza smisurata: assorbono tutto. Se fanno cose insolite è perchè si annoiano e vogliono intraprendere strade nuove. Qui entra in gioco la nostra abilità: precediamoli e consegnamo loro qualcosa di più attraente che quella cicca di sigaretta gettata distrattamente da qualcuno per terra…
I bambini molto piccoli, inoltre, vivono ancora una fase orale che ricorda i tempi di quando allattavano al seno della mamma o al biberon. E’ normale che provino a sentire il sapore o la forma di un oggetto portandolo alla bocca. A noi stona particolarmente perchè sappiamo che quell’oggetto è più sporco o pericoloso che interessante. Invece di gridare un semplice e sentitissimo: – Noooooo, cosa fai??? – cerchiamo di dargli un’alternativa positiva: – se mangi un ghiacciolo, vedrai che sarà molto meglio. Sai che ti dico? Mangiamone uno insieme! Diamo loro quell’affetto che si sentono mancare, per un motivo o per un altro, e che cercano in piccoli oggetti da portare alle labbra e succhiare. Facciamo capire loro che ci siamo, che sono i nostri prediletti. Condividete pure ciò che mangiate e vedrete che andrà tutto molto meglio.
Andare a letto
Vostro figlio non vuole andare a letto? Non sarà perchè sa che la vita in salotto o in cucina, lì dove ci sono i genitori soli o con amici, è più interessante? I bimbi hanno bisogno di molte ore di sonno, che dovranno fare tutte necessariamente. Quindi, togliete loro ogni speranza di trascorrere una serata più felici altrove: chiudete i battenti anche voi e portateli a letto. Al buio o con una lucina tenue, tutto sarà più facile e i loro occhi si abbandoneranno al sonno prima di quanto non pensiate. Create, dunque, le condizioni ottimali per dormire.
Portiamo tutto in positivo
Sono diverse le occasioni dei rimproveri, alcuni casi li abbiamo già citati. Se poi a questi rimproveri segue il pianto del nostro bimbo, cerchiamo di non aggiungere frasi come: – se continui così non mi piaci più! un vero ometto non piange! guarda che brutta faccia che hai! – non otterremo che un peggioramento del loro atteggiamento in senso ribelle o depressivo.
Risolviamo caso per caso riportando tutto in positivo: – mi dispiacerebbe seriamente se qualcuno scivolasse su quei giocattoli sparsi per terra: raccoglili e mettili in quello scatolo, così non si farà male nessuno (presentazione del problema). Quando tutto sarà pulito, avremo più spazio per giocare (soluzione con finale positivo). Se il bimbo si rifiuta, non forzatelo: fatelo voi. Fate vedere come si fa: vedere per i bimbi è infinitamente educativo. Vedrete che prima o poi lo faranno senza che diciate loro niente.
E il pianto?
Riguardo ai pianti, non preoccupatevi quando piangono perchè non ottengono qualcosa di tanto desiderato. Il pianto è anche una valvola di sfogo per i bambini, non hanno bisogno di essere accontentati a tutti i costi. Se neghiamo loro qualcosa e, in seguito a un loro pianto, gliela concediamo, rischiamo di sembrare fragili e incoerenti come genitori e come adulti. Sono vietati i fastidiosissimi: ssssshhhh! – sempre meglio andare loro incontro e abbracciarli o sorridere guardandoli negli occhi. Il pianto è un loro modo di comunicare, non necessariamente un dolore.
Potreste riconciliarli con il mondo con una carezza, una tazza di latte caldo, un biscotto, una buona parola, una frase di incoraggiamento.
Di fronte a un ostacolo: – Riprova, sono sicuro che ce la puoi fare! – suona molto meglio di: – sei una schiappa assoluta!
Alla prossima.
impara divertendoti