Nel V sec. a.C., momento del suo massimo splendore, Agrigento si trovava all’interno di un vasto quadrilatero urbano fortificato.
La zona dei templi, nell’area sud, era accentrata attorno all’Olympleion. La passeggiata tra le mura – 12 km alla scoperta dei 7 (su 10) templi dorici che restano – può iniziare all’estremità orientale della Rupe Atenea e dal santuario di Demetra.
Santuario di Demetra
Si parte da piazza Marconi, si percorre via Crispi (passeggiata archeologica, strada statale 118) e dopo circa un chilometro si imbocca la via Demetra. Scoperto nel 1926, il santuario (VII sec. a.C.) è la più antica testimonianza architettonica, anteriore alla fondazione della città greca. E’ costituito da tre gallerie scavate nella roccia, una delle quali termina in una sorgente. In alcuni cunicoli sono stati trovati busti di Demetra e Kore, vasi e lanterne. All’esterno il santuario presenta un sistema di vasche intercomunicanti che ricevevano l’acqua incanalata dalla sorgente.
Chiesa di San Biagio
Nella stessa zona, raggiungendo una terrazza della Rupe Atenea, si può visitare la chiesa di San Biagio, di epoca normanna, sorta sulle rovine del tempio di Demetra e Kore. Ritornando sulla statale 118, s’incontra il quartiere ellenistico romano: resti di case, alcune con pavimenti a mosaico, pozzi, canali di scolo, databili nei secoli I e II.
Lasciata la statale, si percorre il ponte sul torrente Giacatello, da dove s’intravede un cancello attraverso il quale si perviene all’ipogeo Giacatello, una caverna con la volta sorretta da 49 pilastri, che viene indicata come uno degli acquedotti di Feace, una cisterna di raccolta delle acque filtranti.
Chiesa di San Nicola e il panorama sui templi
Ritornati alla statale 118, si sale alla chiesa di San Nicola, da dove si gode del più bel panorama sulla collina dei Templi (costituisce anche l’entrata del Museo Archeologico Regionale).
La chiesa, costruita dai Frati Cistercensi, risale al XII sec. All’interno sono esposti il sarcofago di Fedra e di Ippolito, il cui mito è raffigurato sui quattro lati, e il Signore della Nave, crocifisso ligneo che divenuto il tema di un dramma di Pirandello.
Alle falde del poggio di San Nicola si apre una cavea assembleare ad arco, a forma di anfiteatro, l’ekklesiasterion: di origine ellenistica (IV-III sec. a.C.), poteva contenere 3000 persone su 19 gradini scavati nella roccia. Al I secolo a.C. risale invece l’oratorio di Falaride.
E, finalmente, i Templi di Agrigento
Si riprende poi la statale 118 e subito s’incontra un parcheggio, punto da cui comincia la via dei Templi, che costeggia il tempio di Ercole, il tempio della Concordia e il tempio di Giunone Lacinia. A destra del piazzale si scorgono le ciclopiche rovine del tempio di Giove; l’area copre quasi 7000 metri quadrati e le scanalature delle colonne del tempio hanno una larghezza tale da poter ospitare un uomo.
Confinano con quest’area il santuario di Demetra e Persefone, divinità ctonie o della Terra, con il caratteristico gruppo di quattro colonne con trabeazione – ricomposta nell’800 – e il tempio dei Dioscuri, Castore e Polluce.
Dal parcheggio, verso la statale in direzione sud, si arriva ai resti della porta Aurea, l’ingresso principale dell’antica Akragas dal quale entrarono i Romani nel 210 a.C.
In posizione elevata, ecco il tempio di Ercole, costruito nel 510 a.C. circa, con area allungata e colonne rastremate.
Nella sua perfezione, il tempio della Concordia (8) è il meglio conservato. Fu in qualche modo protetto dalle intemperie e, nel corso della sua trasformazione in chiesa cristiana, vennero chiusi con pareti gli spazi tra le colonne e aperte nei muri della cella dodici arcate, in modo da renderlo più solido. Nel punto più alto della collina si erge solitario il tempio di Giunone (nella foto principale, in copertina). Di fronte ed esterni al tempio, come imponeva il culto greco, i resti dell’ara dei sacrifici.