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Isabella Eller Vainicher Conti, una vita per le Eolie

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Isabella Eller Vainicher riorganizza nell’immediato dopoguerra, per incarico del Governatore inglese Jeo, le scuole delle Eolie dopo uno studio approfondito della situazione e delle esigenze della popolazione studentesca delle Isole, richiedendo subito la soppressione dell’esistente Scuola di Avviamento Professionale e la creazione di una Scuola Media e di un Istituto Tecnico Commerciale, che lo stesso Governatore istituiva con Decreto A.M.G.O.T. il 1 dicembre del 1943 e l’8 febbraio 1946 ne otteneva la regificazione come Sezione staccata dell’Istituto “Jaci” di Messina.
“Inenarrabili le avventure di quegli anni per ottenere il riconoscimento legale da parte del Governo Italiano al nuovo Istituto. Con zaino in spalla e mezzi di fortuna – la ricorda don Alfredo Adornato – traversava il tratto di mare Lipari-Milazzo con barche a remi per 18 ore e per 13-14 volte. Utilizzando i permessi AMGOT faceva anche da corriere ai carabinieri e riusciva ad unirsi anche ai contrabbandieri per traversare lo stretto di Messina e raggiungere Salerno, sede del Governo provvisorio, quando ancora si combatteva a Cassino”.


Ma chi era Isabella Eller Vainicher Conti?

Nasce a Napoli il 15 gennaio 1906 in una delle famiglie più in vista della città partenopea. Gustavo, il padre, era un odontoiatra che aveva studiato alla Sorbona di Parigi e la madre, Anna Madam Alterio, gestiva nella partenopea Piazza dei Martiri un atelier molto rinomato, dove realizzava cappelli.
Un ambiente familiare intellettualmente e culturalmente ricco, frequentato da personaggi come Salvatore Di Giacomo, Umberto Nobile, lo scultore Vincenzo Gemito, i Maestri Mascagni, Boito e Cilea, i pittori Mancini, De Vivo, De Silviero, Fattori. E lei stessa era stata allieva della chimica Bakunin e del prof. Giordano per la preparazione scientifica, e del pittore Enzo Morelli per la preparazione artistica.

Malgrado queste premesse, la sua non è una fanciullezza felice. Rimane orfana di madre in giovane età ed è colpita dalla poliomielite, per cui passerà molto tempo ingessata, seduta su una poltrona.
Le sofferenze della sua infanzia e adolescenza, tuttavia, le forgiano il carattere e la volontà. Non si lascia vincere dalle avversità ma, studiando da autodidatta, consegue il diploma magistrale e, in seguito, anche la licenza liceale scientifica.
Si iscrive alla facoltà di Scienze Naturali dell’Università di Napoli, conseguendo la laurea e divenendo Assistente del prof. De Lorenzo alla Cattedra di Paleontologia della stessa Università.

L’arrivo di Isabella Eller Vainicher a Lipari

Durante una spedizione scientifica universitaria nel 1929 a Vulcano, conosce Riccardo Conti, un giovane del posto che si occupa dell’estrazione dello zolfo e che, insieme al fratello Attilio, aveva realizzato una teleferica utile al trasporto dello zolfo dal cratere. Finiti i lavori della spedizione, a causa di una tempesta, Isabella è costretta a rinviare la partenza e a prolungare il suo soggiorno a Vulcano, consentendole di approfondire la conoscenza di Riccardo.

Dopo tre anni di corrispondenza epistolare, Riccardo va a Napoli a chiedere la mano della ragazza.
I due giovani si sposano il 15 febbraio 1933 e Isabella, dopo il matrimonio, torna a Vulcano, dove si stabilirà, e, siccome non è capace di starsene in ozio, dà vita ad una scuola elementare sussidiaria per i figli dei coloni. Dopo un anno, la Montecatini annullerà i contratti con i Conti per l’estrazione e la commercializzazione dello zolfo e la fabbrica sarà costretta a chiudere lasciando la famiglia praticamente senza sostegno economico.

La primogenita Caterina Conti

Nel frattempo, viene alla luce la prima figlia, Caterina, e Isabella deve pensare a guadagnare per la famiglia anche perché Riccardo è chiamato per il servizio militare e rimarrà sotto le armi fino all’arrivo degli Alleati.
Isabella comincia così a presentare domande presso le scuole per l’insegnamento tramite supplenze e a sostenere concorsi per la cattedra di scienze naturali, di fisica, di merceologia. Riesce ad affrontare undici concorsi in tre anni, annota la figlia Caterina. E con la piccola Caterina al seguito comincia la peregrinazione a Lovere, a Bergamo, a Napoli, a Fermo.

Isabella a Vulcano in un momento di riposo. Alle sue spalle, il cognato Vittorio Conti.

I concorsi vanno in porto, ma sempre a un passo dal vincitore, fino a quando Isabella non vince la cattedra di Merceologia a Gallipoli che in seguito riuscirà a cambiare con quella di Palermo. A Palermo rimane tre anni, seguono tre anni a Patti e finalmente, nell’anno scolastico 1942-43, giunge a Barcellona Pozzo di Gotto.
Intanto a Caterina si erano aggiunti un fratellino, Gianni, nato sul finire del 1939 e diventato sordomuto a causa della guerra, e una sorellina, Anna Maria, deceduta subito dopo la nascita a causa degli strapazzi subìti dalla madre durante il servizio scolastico.
Ritroviamo Isabella a Milazzo nell’agosto del 1943. Finito l’anno scolastico a Barcellona, ottiene l’autorizzazione a lasciare la città per tornare alle Isole Eolie.
Sistema tutta la sua poca roba su un carretto trainato da un operaio e parte con i due bambini al seguito, a piedi. Non è un cammino semplice ed è costretta a lasciare i bambini in custodia lungo la strada, ad Olivarella, frazione di San Filippo del Mela.
Tornerà a riprenderli la sera stessa dopo aver trovato un alloggio di fortuna a Milazzo e dove rimarranno per oltre un mese e mezzo per mancanza di mezzi di trasporto, a causa del sequestro, per ragioni di guerra, della nave che collegava le Isole.
A Milazzo si ricongiungono con Riccardo, tornato dalla guerra, e, con un’altra cinquantina di reduci eoliani aspettano l’occasione, cioè un mezzo, per tornare a casa.
E l’occasione arriva il 23 d’agosto.

Il ritorno a Lipari dopo la II guerra mondiale

Quel giorno, un motoveliero eoliano rompe il divieto di navigazione senza autorizzazione e si reca a Milazzo per chiedere al comando alleato i viveri per una popolazione ridotta allo stremo.
Sul bastimento c’erano tutte le autorità dell’arcipelago. C’era il Vescovo di Lipari mons. Salvatore Re accompagnato da Alfredo Adornato, un giovane seminarista, vi era il dott. Ugo Sclafani, commissario prefettizio del Comune, vi era il capitano Piluso che aveva messo a disposizione il suo Rolando, vi era il sig. Salvatore Bonica che aveva avuto l’idea.
“E se qualche pattuglia di inglesi che sono arrivati pochi giorni fa ci fermano?” – chiede il Piluso prima di partire.
“Isseremo sul pennone del Rolando la bandiera pontificia” – dice il Vescovo, e fa cenno al Bonica che l’ha ripiegata in un pacchetto che porta gelosamente sotto il braccio.
E così, con la bandiera del Bonica in testa, il veliero prende la rotta per Milazzo.


Tratto dal libro “Isabella e il Professore“, di Michele Giacomantonio, ABC SIKELIA Edizioni 2019, pp. 11-17.


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