Estate 2010: presso il Museo Baldasarre Romano di Termini Imerese è apparsa in tutto il suo splendore, anche grazie al nostro contributo (ABC SIKELIA Onlus), la phiale aurea del IV secolo a.C. rinvenuta in Sicilia, esportata negli Stati Uniti e restituita all’Italia dopo un lungo caso giudiziario.
L’unicità di questo piatto
Di piatti di siffatta fattura ne esistono tre in tutto il mondo: uno è esposto al Metropolitan Museum di New York, il secondo presso il Museo archeologico di Plovdiv (Bulgaria), il terzo è proprio il piatto di Termini Imerese (PA).
Tutt’e tre di simili dimensioni e concezione artistica, con l’unica variante delle piccole teste dai tratti somatici africani nella phiale bulgara e il maggior peso di quella siciliana.
Il caso giudiziario
Il reperto archeologico siciliano, ritrovato per puro caso nel 1980 durante i lavori per l’installazione dei piloni elettrici a Caltavuturo, fu ben presto trafugato e passò attraverso le mani di diversi collezionisti (Catania, Enna, Zurigo) prima di approdare a New York, tra le braccia del collezionista americano Michael Steinhardt, che l’acquistò per la somma di 1.200.000 dollari nel 1991.
Il piatto ha un diametro di cm 23, è alto 4 cm e pesa 982,40 grammi.
Tecnicamente è una phiale mesomphalos (in latino patera umbilicata), molto diffusa nel IV secolo a.C. e usata nelle libagioni (come ricorda anche Aristotele in Retorica, III, 44).
Potrebbe essere ricondotta agli ex-voto dedicati alle fulminee vittorie di Pirro in Sicilia tra il 278 e il 276 a.C. Sul bordo della phiale appare la carica, il nome del magistrato responsabile, la natura e il peso: Damarchou Achyrios chrysoi 115.
La decorazione a sbalzo su uno spesso foglio completamente d’oro vede al centro una parte concava per l’apposizione del pollice, una cornice floreale e quattro cerchi concentrici di ghiande crescenti di dimensioni e alternate, nel cerchio più esterno, da raffigurazioni di api.
Nel complesso è di grande impatto visivo, grazie all’alternanza tra le parti lucide e le retinate o intarsiate che danno l’effetto di un sole irraggiante.
Il ritorno in Italia nel 1999 e a Termini Imerese nel 2010
Lo Stato italiano ha avviato una procedura di recupero del prezioso bene, che, dopo una causa intentata contro Steinhardt, ha visto il ritorno in Italia della phiale nel 1999. Da quell’anno è stata custodita nel palazzo del Quirinale, poi, nel 2010, ha preso la via di Termini Imerese (PA), presso il Museo Baldassarre Romano, per poi approdare nel vicino Antiquarium di Himera. Per l’occasione, ABC SIKELIA si è occupata della presentazione, della realizzazione dei depliant informativi, delle coperture assicurative e delle modalità di custodia.
Ricordiamo che proprio da questa vicenda sono scaturite nuove forme di collaborazione tra il nostro governo e il governo USA ai fini del recupero dei reperti trafugati e un nuovo protocollo (19 gennaio 2001) circa l’imposizione di limitazioni all’importazione di materiale archeologico databile ai periodi italiani pre-classico, classico e della Roma imperiale.