Colonia greca, fondata nel 396 a.C. da Dionisio, divenne in breve un avamposto d’importanza strategica. Il monarca siracusano, infatti, nell’intenzione di dominare lo Stretto di Messina ed affermarsi sulla Magna Grecia, non potè trascurare quel grande promontorio che si affacciava direttamente sull’antica Mylae (Milazzo) e le Isole Eolie.
Su quel promotorio nacque Tyndaris (il nome deriva da un epiteto dei Dioscuri, detti anche Tindaridi).
Fu dotata di una popolazione reperita tra Messeni, Locresi ed Italioti, i quali si rivelarono attivissimi in ogni campo. Lo dimostrano i numerosi ritrovamenti archeologici: le fortificazioni sulle pendici, il Belvedere con i resti dell’Acropoli, le monete, i monili, le statue.
I Messeni erano devotissimi ai Dioscuri Castore e Polluce e così i Locresi poichè li aiutarono nelle battaglie decisive.
Nel corso di un lungo secolo Tyndaris servì fedelmente Siracusa come alleata. L’archeologia (e in particolare la numismatica) ci viene incontro per chiarire sia la posizione politica della città che la sua situazione economica: si praticava l’idolatria a favore dei Dioscuri, di Hermes, Artemide, Zeus, Apollo, Poseidon e Dioniso; esisteva un piccolo porto, si praticavano la pesca e la caccia, la coltivazione di cereali, di ulivi e della vite.
Un manipolo di Tindaritani fu sempre presente nelle grandi battaglie condotte da generali siracusani. Le più importanti furono le battaglie contro i Cartaginesi e i Mamertini. Le prime videro Tyndaris vincitrice a fianco di Siracusa e le assicurarono un nuovo confine ai danni di Abacaenum (393 a.C., Dionisio I contro Magone); le seconde, sempre come alleata di Siracusa, la videro schierata contro i Mamertini nella decisiva battaglia del Longano (232 a.C. Gerone contro Cione).
Dopo il declino siracusano Tyndaris subì l’occupazione dei Cartaginesi che la depredarono di molte sue ricchezze (dopo la battaglia del Longano o dopo la cacciata dei Cartaginesi da Messana per opera dei Romani ?).
Siamo nel III secolo a.C., nel pieno delle guerre puniche. L’intervento di Roma contro Cartagine fu ben accolto dai tindaritani che legarono subito saldi rapporti con la nuova potenza in ascesa.
Da quel momento in poi Tyndaris restò sempre fedele alla città della Lupa. I guerrieri Tindaritani parteciparono alle guerre puniche ed anche alla battaglia portata da Scipione in Africa contro i Cartaginesi.
Tyndaris fu degnamente ricompensata con donazioni e la restituzione della statua aurea di Mercurio, strappata alla stessa Tyndaris dai Cartaginesi in tempi antecedenti.
Inoltre, la piccola colonia ebbe modo di mettersi in luce nella guerra civile fra Cesare e Pompeo. Alla fine della vicenda fu lo stesso Ottaviano ad onorarla chiamandola “Colonia Augusta Tyndaritanorum”.
I racconti degli storici si fermano agli inizi del I sec. d.C. Poi, in un periodo databile fra il 18 e il 77 d.C., una frana, un terremoto o un maremoto, e parte della città crollò.
Sono state ritrovate iscrizioni che tributano onori a Traiano, Marco Aurelio Vero Antonino, Lucio Vero, Giulia Mammea (madre di Alessandro Severo).
Tante sono ancora le testimonianze del passato sepolte sotto la tenera terra del promontorio.
Nuovi scavi potrebbero regalarci reperti, notizie ed emozioni nuove.
L’attuale Santuario del Tindari sorge sulla base dell’antica acropoli e contiene il Santuario antico, restaurato nel suo tipico aspetto e con il caratteristico portale.
L’antica città greca porta con sè le tracce del suo glorioso passato, oggi sede di un sentito pellegrinaggio che porta al Santuario della Madonna nera. Il piccolo santuario è una ricostruzione del tempio dedicato alla Madonna, probabilmente distrutto due volte, nel VI e nel XVI secolo. Il nuovo edificio, infatti, riporta sul portale la data “1598” ed è composto da una facciata in bugnato a due ordini, affiancata da due campanili.