Sin dal 1774, la città versava in tristi condizioni igienico-sanitarie per via del sovraffollamento dei cimiteri annessi alle chiese cittadine. Si presentava, dunque, urgente l’esigenza di trovare nuove aree fuori le mura da destinare ad aree cimiteriali. Di fronte all’impossibilità di ottenerle dai privati, la scelta cadde su un’area di proprietà pubblica, collocata a circa un chilometro a ovest della città, di fronte al portico di San Luca, già luogo eletto dai bolognesi come Santuario della Beata Vergine (è anche il portico più lungo del mondo, con i suoi 3.796 metri e le 666 arcate che partono dall’Arco Bonaccorsi a Porta Saragozza e arrivano in cima al Colle della Guardia). L’idea era quella di riadattare le strutture del monastero dei certosini. Dopo un periodo di attesa, in cui la zona fuori Porta Saragozza divenne il nuovo cimitero cittadino, una seconda emergenza spinse a ripercorrere l’idea della Certosa, soluzione rafforzata dalla soppressione degli ordini religiosi ad opera di Napoleone Bonaparte.
Il piano originario di costruzione del nuovo cimitero è legato alla figura di Ercole Gasparini (1771-1829), professore di architettura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, già distintosi nella progettazione di tre teatri cittadini, mai edificati. La sua attività seguiva quella di Giovanni Antonio Antolini.
Gasparini pensa a integrare presso la struttura originaria del convento trecentesco un lungo portico che si connetta con le aree di inumazione dei popolani e dentro il quale possano inserirsi le tombe delle personalità più illustri della città. In pratica, non fa altro che trasportare parte dell’anima urbana, caratterizzata da un complesso di portici, all’interno di un paesaggio rurale. L’impostazione neoclassica dota la struttura di grande equilibrio e compostezza: una lunga serie di archi caratterizza anche la strada che porta i visitatori al complesso cimiteriale, percorrendo la strada San Isaia e il Canale di Reno. Gasparini non vedrà la completa realizzazione del suo portico, avvenuta nel 1831. Comunque, l’impronta è data: la Certosa diventa un Pantheon delle virtù dei cittadini bolognesi e, come tale, il riflesso delle attività culturali e imprenditoriali della Bologna fra Otto e Novecento.
Ad Angelo Venturoli (1749-1821) vengono affidati i riadattamenti dell’ex refettorio e della sottostante cantina (poi Sala della Pietà), a partire dal 1816. Venturoli realizza una serie di scale e di rampe che migliorano, in eleganza, gli ambienti. La Sala delle Tombe da lui progettata sarà completata dall’ingegnere comunale Luigi Marchesini (1796-1882).
Altri ingegneri comunali si succedettero nel corso del tempo e ognuno di loro volle lasciare il segno nella Certosa: Giuseppe Tubertini (1759-1831) è autore dell’esedra che dal chiostro Maggiore porta al chiostro della Cappella, e dell’adattamento della Sala degli Uomini Illustri o Pantheon (1828).
Con l’unità d’Italia, emergeranno figure di giovani ingegneri come Coriolano Monti (1815-1880), perugino di nascita, capo dell’Ufficio tecnico municipale bolognese negli anni 1860-1865, autore dell’ampliamento del chiostro meridionale, e Antonio Zannoni (1833-1910), anche lui ingegnere dell’Ufficio Tecnico e docente, fortunato scopritore di una necropoli etrusca durante i lavori presso il convento nel 1869. Zannoni si trova a modificare parte della Cappella dei Suffragi di Gasparini per creare la Galleria degli Angeli (Chiostro VI), un decorativo collegamento tra il Chiostro III e le nuove aree costruite a sud da Marchesini e Monti.
Il Chiostro VII, con la Corsia del Colombario, è opera dell’ingegnere Antonio Dall’Olio (1878-1882).
Agli ingegneri comunali Enrico Casati (1879-1925) e Roberto Cacciari (1882-1934) si devono l’apertura di un nuovo ingresso a est della Certosa (1924), il Chiostro IX e le Gallerie (1927). Mentre a Filippo Buriani (1847-1898) e ad Arturo Carpi (1864-1935) si devono gli ampliamenti del Chiostro VI per ospitare i Caduti della I guerra mondiale, poi caratterizzato dal padiglione di Giulio Ulisse Arata (1881-1962).
Il Cimitero della Certosa si estende su una superficie complessiva di 30 ettari, comprende la Chiesa di S. Girolamo e le aree del Cimitero Israelitico e del Cimitero degli Acattolici. Alcune delle pregevolissime opere contenute presso la Chiesa di San Girolamo, come i capolavori dei Carracci e del Guercino, sono state trasportate presso la Pinacoteca Nazionale nel 1797.
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I più grandi cimiteri d’Italia.
Cimitero delle Certosa
Apertura al pubblico del Cimitero:
Dal 3 novembre al 28 febbraio: tutti i giorni dalle 8 alle 17, compresi i festivi.
Dal 1° marzo al 2 novembre: tutti i giorni dalle 7 alle 18, compresi i festivi.
Ingressi:
Ingresso Chiesa: via della Certosa, 18
Ingresso monumentale (Obitorio): via della Certosa, 16
Ingresso Ghisello: via Andrea Costa
Ingresso Cimitero Ebraico (Campo 1971): via della Certosa
Segreteria di Direzione:
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Fatturazione e contabilità:
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Deposito Osservazione Salme / Obitorio :
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