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La Sicilia normanna: dallo splendore al tramonto

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Nel precedente articolo, abbiamo parlato dell’arrivo dei Normanni in Sicilia.

Dal conte Ruggero a Guglielmo I

Prima che la morte lo colga nel 1101, il conte Ruggero riesce a pacificare la Sicilia e la Calabria e destina una considerevole dote alle sue figlie, di cui una sposerà Colomanno, re di Ungheria, e un’altra Corrado, figlio di Enrico IV. Per sua espressa volontà il conte Ruggero viene seppellito a Mileto, in Calabria.
Sul trono di questo Regnum stabile, con capitale l’antica Palermo araba, vediamo stabilirsi, per circa un decennio, la terza moglie, seguita dal figlio Ruggero II e poi dal figlio di quest’ultimo, Guglielmo I (detto il Malo).

Guglielmo I il Malo

A questo punto un lettore curioso farebbe proprie le ricerche storiche che camminano lungo il filo da Ruggero II a Guglielmo I per condurre le ragioni ad eventi e fatti; qui, tuttavia, vogliamo donare a quello stesso lettore una lente d’ingrandimento sulla figura del Malo.

La ragione di questa scelta “condizionata” è Il momento politico che, dopo Ruggero II, evolve verso un cambiamento di non facile gestione: la Sicilia, lontana dallo splendore della pace, è adesso sconvolta dalla crescente opposizione feudale e dalle tensioni sociali che spesso sfociano in insurrezioni popolari; sotto la nostra lente, a ben guardare, c’è il primo ministro di Guglielmo I, Maione di Bari, che scopriamo bersaglio nel tumulto del 1155, probabilmente eletto capro espiatorio dall’aristocrazia feudale, che, dopo questo attacco esplicito al re, combatte la congiura capeggiata da Matteo Bonello, conclusasi con la morte di Maione e la cattura del Malo.

Guglielmo II il Buono

Assistiamo adesso ad una trasformazione culturale dell’organizzazione del regno: la Sicilia normanna comincia a percorrere la strada del tramonto.

A Guglielmo I succede la madre, Margherita di Navarra, che attende la maggiore età del figlio Guglielmo II fino al 1172. A differenza del fratello, questo re si rivela giusto, indulgente e tollerante tanto da conquistare l’opinione degli storiografi perché, tra l’altro, protegge gli intellettuali del tempo, soprattutto i poeti arabi. Grazie a lui, i musulmani mantengono una larga rappresentanza di governo e di religione: Palermo è ancora popolata da moschee.

Segno visibile del patronato di Guglielmo II è ancora oggi la grandiosa abbazia di Monreale cui segue la costruzione della Cuba e della Zisa a Palermo, dove viene edificata la Cattedrale e altri monumenti di rilievo architettonico.
Impegnato nelle spedizioni verso l’Africa e i paesi orientali, Guglielmo II, ormai riconosciuto come il Buono, cerca l’alleanza di Federico Barbarossa per difendere il proprio regno da Nord. Tale alleanza viene suggellata dal matrimonio fra Costanza d’Altavilla ed Enrico, figlio del Barbarossa; quest’ unione porta però ad un problema di successione in quanto Guglielmo II è senza discendenti maschi e gli imperatori di Germania diventeranno, per diritto, re di Sicilia.

Costanza d’Altavilla e Enrico VI

Guglielmo il Buono muore nel 1189 e al trono succede la zia Costanza, moglie di Enrico di Hohenstaufen che sarà imperatore con il nome di Enrico VI.
Il governo di Costanza viene inizialmente accettato dai baroni ma, non molto tempo dopo, alcuni di loro si affiancano a Tancredi, nipote illegittimo di Guglielmo, come loro re. Tra alterne vicende il regno di Tancredi non vive un momento facile per la Sicilia; Enrico VI pianifica di estendere il potere nel Mediterraneo e nell’Europa meridionale. Il suo disegno di conquista viene definito nel 1194, anno del suo sbarco nello Stretto di Messina e della sua incoronazione. Tancredi è già morto e sul trono siede il figlio Guglielmo III. La flotta siciliana non fa nulla per fermare Enrico e Messina accoglie i tedeschi con entusiasmo.
Il regno di Enrico VI ha vita breve e viene caratterizzato dalle rivolte della nobiltà locale; nel 1197 le sue spoglie sono deposte nella Cattedrale di Palermo.
Alla morte di Enrico VI, la situazione precaria del Regno, impone l’attuazione di misure rapide. La moglie Costanza d’Altavilla, seppure avanti negli anni, non lascia nulla di intentato e raggiunge Palermo allontanandosi momentaneamente dal piccolo figlio Federico II che sarà accompagnato in Sicilia, per espresso ordine dell’imperatrice, dai fidati conti Pietro di Celano e Berardo di Loreto. Nel progetto della madre, attuale imperatrice, c’è infatti l’obiettivo di raggiungere un accordo con la Curia sull’incoronazione del figlio – che, al momento, ha soltanto tre anni – a futuro re di Sicilia. 

Cinzia Prestianni



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